Parigi: Roy Lichtenstein in mostra al Centre Pompidou

21 Agosto 2013


Ben oltre la Pop Art. Seguendo la fascinazione esercitata da maestri del calibro di Picasso, Matisse e Léger. Lungo un percorso non convenzionale, che vede a fine carriera il ritorno alla figurazione più tradizionale, tra nudi e paesaggi; quasi la chiusura di un cerchio, omaggio a radici a lungo contestate. Indaga a fondo tutti gli aspetti della sua parabola artistica la grande retrospettiva che fino al 4 novembre il Centre Pompidou di Parigi dedica a Roy Lichtenstein.

Si tratta della prima antologica mai dedicata, in Francia, ad una delle più importanti figure dell’arte del dopoguerra. Un viaggio completo, che non manca di riservare quelli che al grande pubblico non possono apparire se non come aspetti per lo più inediti. È il caso delle opere zen che occupano l’ultima fase creativa dell’artista, traendo ispirazione dai delicati pastelli di Edgar Degas e dalle suggestioni orientali dei paesaggi che hanno segnato la cultura della dinastia Song.

Riferimenti colti e raffinatissimi quelli a cui guarda Lichtenstein. I pezzi esposti nella mostra parigina, in prestito da istituzioni che vanno dalla Tate Modern di Londra alla National Gallery di Washington, tradiscono la lezione dei Mondrian e Cézanne, l’ammirazione per l’Espressionismo tedesco e la curiosità nei confronti di Futurismo e Surrealismo. Nei nudi degli Anni Settanta echeggiano, filtrate da una sensibilità di spiccata originalità, le forme delle bagnanti di Picasso.

È noto nel mondo per aver elevato il linguaggio dei fumetti e quello della pubblicità ad altissima forma d’arte, decontestualizzando strisce e balloon con effetti di puro e immaginifico straniamento. Non mancano i lavori più noti di Lichtenstein, immagine fedele di quello che egli stesso identificava come la fotografia più calzante del tipico paesaggio americano. Un paesaggio “che non ha storia” . E trova proprio in questo dato i suoi caratteri di fascino e splendore.