Berlino: in scena Transmediale. Un festival tra arte e new media

28 Gennaio 2014


Ciò che un tempo era considerato pura utopia oggi fa parte di un quotidiano condiviso a tutti i livelli. Riproduzione di suoni e immagini in qualità e a definizione incredibili, immagazzinamento di dati sterminati in spazi ridotti all’infinitesimale, comunicazioni sempre più frenetiche, connessioni perpetue tra angoli disparati del mondo: effetto di una rivoluzione digitale che finisce, naturalmente, per riscrivere i parametri dei linguaggi dell’arte.

Compie dieci anni il festival Transmediale, in scena a Berlino da mercoledì 29 gennaio a domenica 2 febbraio. Non una semplice rassegna dedicata all’arte digitale, semmai una riflessione completa e articolata che considera i nuovi media come strumento a servizio della creatività; mezzo e non fine di una ricerca che non esula da interrogativi senza tempo in merito al ruolo dell’artista, alla sua presenza attiva nella vita del proprio tempo.

Fulcro di questa edizione, disseminata in diverse location sparse per la città, è il programma di performance accolto negli spazi dell’Haus der Kulturen der Welt. Va qui in scena Afterglow , cartellone di esperienze che ragionano sulla caduta delle illusioni seguita all’euforica prima stagione della digitalizzazione selvaggia. Un tema che Nancy Mauro-Flude declina, ad esempio, in Error in time , azione che smaschera la spersonalizzazione dei rapporti umani che scorrono nella rete.

Ospiti di Transmediale sono grandi nomi della scena sperimentale internazionale: partendo da Cory Arcangel, web-artist già in mostra al Whitney Museum, ed arrivando al guru della musica elettronica Dinos Chapman. Interpreti di un’arte di stringente modernità, che non dimentica però di riferirsi a figure cardine della scena culturale europea: come Pier Paolo Pasolini. È inserita nella programmazione del festival la proiezione del suo La rabbia , considerato un punto di riferimento imprescindibile.

[nella foto: “Utopia” di Luther Price © Callicoon Fine Arts, New York; Circus, Berlino; Vilma Gold, Londra]