Libri della settimana: vivere di cultura

27 Febbraio 2014


Nell’arco di pochissimi anni siamo passati dalla dichiarazione di un ministro dell’economia, Giulio Tremonti, convinto che “con la cultura non si mangia”  al discorso di un premier incaricato, Matteo Renzi, che nel chiedere la fiducia al Senato pone tra i primi punti dell’agenda politica la valorizzazione del patrimonio storico-artistico. Mai come in questo periodo la cultura riveste un ruolo cruciale negli orientamenti anche economici di un’Italia dove genera una fetta di PIL stimata attorno al 15%. Dell’incidenza delle arti nel futuro del Paese si discute, e molto, in libreria.

In situazioni di difficoltà sono sempre i più deboli a pagare il prezzo maggiore. Va da sé, allora, che la disastrosa congiuntura economica internazionale si ripercuota in modo devastante sul comparto della cultura: potenzialmente forte, in concreto estremamente fragile. Accurata l’indagine che l’economista Fabio Donato pubblica per Aracne, svelando i meccanismi che oggi regolano la gestione dei beni culturali, individuando storture e modelli virtuosi. Spiegando come rischiamo di aver vissuto La crisi sprecata: gettando al vento un’occasione, benché drammatica, per resettare e ripartire da capo.

Non c’è dunque speranza? A offrire uno squarcio di luce è Christian Caliandro, che parla per Bompiani di Italia Revolution: proponendo una lucida analisi dell’autoisolamento culturale che negli ultimi trent’anni ha narcotizzato il Paese, finito per illudersi dell’eternità di quel benessere – in realtà effimero – assaggiato in modo fugace negli Anni Ottanta. Una radiografia impietosa di vizi e atteggiamenti che nascono da lontano, ma che possono essere superati riconoscendo proprio il nostro bene comune più ricco e forte. Riattivando l’energia vivifica della creatività e del pensiero.

Se sulla sostanza sono tutti d’accordo, le opinioni si articolano in modo diverso quando si entra nel campo della forma. Con la cultura si mangia, insomma: ma come? Tomaso Montanari affida il suo monito ai tipi di minimum fax: ne Le pietre e il popolo mette in guardia da fantasiose operazioni di mercificazione del patrimonio storico-artistico, spesso considerato alla stregua di un set per mere campagne pubblicitarie. Con il rischio di indebolire la sua posizione nell’immaginario collettivo. E non solo.

[nella foto: Christian Caliandro]