Da Roma a Torino: grand tour nel segno dell’arte inglese

21 Aprile 2014


Tre grandi mostre, due città, un filo conduttore che racconta in modo involontario ma decisamente prezioso – grazie ad una straordinaria coincidenza temporale – una storia lunga quasi due secoli. Quelli che hanno visto la Gran Bretagna diventare, dalla metà del Settecento e fino all’epoca vittoriana, una delle più interessanti piazze per lo sviluppo dei linguaggi dell’arte. Terra di geni straordinari e movimenti che hanno saputo imprimere un segno profondo nella cultura occidentale.

Un ideale grand tour  quello da compiere, questa primavera, sulle orme dei grandi viaggiatori stranieri che un tempo eleggevano l’Italia a luogo dove appagare le proprie curiosità culturali. Partendo naturalmente da Roma, dove fino al 20 luglio sono esposti alcuni tra i più importanti capolavori dei maestri del romanticismo britannico. Straordinaria la mostra allestita a Palazzo Sciarra dalla Fondazione Roma, capace di radunare un centinaio di tele in arrivo dalle maggiori collezioni pubbliche inglesi.

Brilla sopra tutti la stella di William Turner, il cosiddetto “pittore della luce” : i suoi paesaggi, fondamentali per aprire la strada alla rivoluzione dell’Impressionismo, si accompagnano alle scene di genere di William Hogarth e Joshyua Reynolds, cronisti dei salotti nobili e di quelli borghesi. Prosegue invece fino al 5 giugno al Chiostro del Bramante l’indagine sull’Aesthetic Movement di sir Alma Tadema, corrente che ha rinverdito il mito sensuale dell’Arcadia.

Il viaggio prosegue a Torino: è Palazzo Chiablese ad ospitare fino al 13 luglio le grandi firme del preraffaellismo. Opere entrate nella leggenda quelle di Dante Gabriel Rossetti e John Everett Millais (immancabile la sua Ophelia  , qui nella foto), accostate in un allestimento decisamente intrigante alle testimonianze del debito che gli artisti successivi nutrono nei confronti della loro pittura. In tutti i campi. Partendo dalla moda di Vivienne Westwood al rock di Cure e Joy Division.