Carlo Scarpa, Venezia e l’arte: sublimi incroci alla Querini Stampalia

14 Luglio 2014


È la quintessenza della saggezza: prendere un elemento di debolezza e trasformarlo in punto di forza. Come ha fatto Carlo Scarpa, diamo nei primi Anni Sessanta, con il progetto per la Fondazione Querini Stampalia di Venezia; rispondendo alla consegna di difendere lo storico palazzo su Campo Santa Maria Formosa dall’acqua alta con un’azione opposta e contraria. Spezzando cioè il confine tra esterno e interno, lasciando cioè che proprio l’acqua fosse elemento architettonico distintivo.

Il saliscendi della marea crea pavimenti fluidi, governati e orchestrati con saggezza, su cui muoversi seguendo un mirabile sistema di passerelle: più che un aneddoto il segno di una filosofia progettuale oggi celebrata, in quelle stesse sale, da una mostra che esalta il rapporto di intima complicità tra l’architetto e la città. Nel segno dell’arte. Perché sono innumerevoli i protagonisti del contemporaneo che negli anni si sono misurati con uno spazio unico nel suo genere.

Michelangelo Pistoletto e Giulio Paolini, ma anche Candida Höfer e Haris Epaminonda: le loro opere tornano ad essere esposte alla Querini Stampalia – finoa l 29 settembre – creando una sorta di album iconografico esperienziale, in strettissimo dialogo con gli schizzi e i bozzetti serviti all’architetto veneziano per elaborare l’area del palazzo che oggi porta il suo nome. Affrontando così una narrazione intensa, dinamica, totale.

Molteplici i linguaggi accolti, con il passare degli anni, alla Querini Stampalia: tutti documentati nel corso di una mostra che ha il merito enorme di dimostrare come un evento espositivo sia corpo armonico e dinamico. Le coreografie di Sasha Waltz, così come le performance musicali di Mario Brunello sono elementi che si sono impossessati del luogo e ne hanno esaltato le peculiarità, in un connubio di inarrivabile eleganza.