Land art in Salento. In memoria degli emigranti

29 Agosto 2014


Sono partiti in centinaia, nel secondo dopoguerra, alla volta delle miniere del Belgio. Miraggio di un benessere da conquistare con il sudore della fronte, lontano dalla propria terra natia: tanto splendida quanto amara per chi fu costretto a lasciarla, a volte per sempre. Non dimentica il proprio passato, il Salento, anzi: è centrato sulla memoria dell’emigrazione il concept dell’Apulia Land Art Festival, evento in scena a Specchia nel week-end dal 29 al 31 agosto.

La location è quella dello spettacolare bosco di Cardigliano, indicato come modello virtuoso su scala internazionale per essere teatro di forme di convivenza sostenibile tra uomo e ambiente naturale. Sette i quintali di carbon fossile, lo stesso estratto dai minatori pugliesi emigrati nelle Fiandre, quelli messi a disposizione dei quindici artisti ospiti della rassegna; chiamati a lavorare con un materiale dalla fortissima carica evocativa.

Sculture, installazioni, performance; interventi a tratti delicati a volte invece densi del dramma che ha contraddistinto una storia dolorosa: il festival alterna le visioni di Silvia Giambrone, prossima protagonista della Biennale di Kaunas, e quelle di Fabrizio Bellomo, acuto lettore della società italiana contemporanea; fino alle creazioni di Sabrina Muzi, da tempo legata a un percorso espressivo basato sull’uso di materiali di origine naturale. Tra semi, radici, fiori e persino ortaggi…

Il festival non si limita al filtro dell’arte contemporanea, ma sa guardare in modo articolato alla narrazione del territorio e del rapporto tra uomo e ambiente. Lo fa grazie alle suggestive riflessioni zen di Simone Franco, maestro nella pratica dello stone balancing ; ma anche con piece teatrali di grande impatto. Su tutte La Mina  di Fabrizio Saccomanno, crudo racconto dell’incubo vissuto dalle vittime del disastro di Marcinelle.