Città d’estate: al MAXXI di Roma è tempo di YAP FEST 2016

23 Giugno 2016

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Un mastodontico dinosauro verde, un disco volante di neon, un arcobaleno e tante
luci colorate. Per quanto possano suonare strambi, sono alcuni degli elementi che costituiscono la cifra stilistica di MAXXI Temporary School: The museum is a school. A school is a Battleground, l’installazione (nella foto in apertura, di Cecilia Fiorenza) che per tutta l’estate sarà ospitata nel cortile esterno del MAXXI, il museo romano progettato da Zaha Hadid. A firmarla sono i giovani progettisti dello studio milanese Parasite 2.0 –  Eugenio Cosentino, Stefano Colombo e Luca Marullo – un team attivo nello studio dei rapporti tra produzione architettonica e vita urbana.

Le tre grandi scenografie del loro intervento hanno avuto la meglio sull’edizione romana di YAP – Young Architects Program, l’iniziativa che ormai da alcuni anni coinvolge un network di istituzioni culturali di alto profilo, in tutto il mondo. Anche per il 2016 YAP è stato infatti promosso  dal MAXXI in partnership con il MoMA/MoMA PS1 di New York, Constructo di Santiago del Cile, Istanbul Modern e MMCA di Seoul, come sempre, a sostegno dei giovani architetti chiamati a delineare un’installazione temporanea legata ai temi cruciali dell’ambiente e della sostenibilità.

Il raggruppamento Parasite 2.0, che ha già all’attivo la partecipazione alla XIV Biennale di Architettura e mostre in Italia e all’estero, ha adottato in prevalenza il colore verde per queste strutture temporanee.
La scelta è dettata dalla volontà di impiegare le scenografie come green screen di una speciale applicazione web realizzata per il progetto: tramite l’app ogni visitatore potrà scattare foto, intervenire sugli scatti inserendo effetti legati all’immaginario suggerito dall’installazione e, quindi, condividere i risultati.

A convincere la giuria chiamata ad esprimersi favorevolmente nei confronti di MAXXI Temporary School: The museum is a school. A school is a Battleground di quest’anno allo YAP MAXXI è stata proprio “la capacità di trasformare la natura della piazza con strutture fortemente votate a interagire con la vita del museo, i suoi eventi, e il suo pubblico attraverso i social, per la sua composizione giocosa e il suo legame con una tradizione costruttiva teatrale e cinematografica fortemente radicata nella storia di Roma.”