‘Free to Run’, un inno alla libertà individuale

30 Agosto 2016

Steve Prefontaine during his last run, the 5,000 meter race at Hayward Field on May 30, 1975. (Wayne Eastburn/The Register-Guard) Free to Run documentario

Sulla corsa come mezzo di libera espressione del corpo si concentra Free to Run, nuovo lavoro del regista francese Pierre Morath, uscito lo scorso aprile.
Il documentario ripercorre decenni di storia mondiale della celebre attività sportiva, sondandone le evoluzioni che l’hanno resa, ai giorni nostri, parte integrante e imprescindibile della quotidianità di migliaia di individui in tutto il mondo.

Eppure, come testimonia questa produzione a cura dello storico e giornalista – nonché ex atleta – nato nel 1970, la corsa non è sempre stata considerata nell’accezione contemporanea. L’esito della ricerca di Morath – condotta attraverso la visione decine di filmati, per una durata di oltre 6mila minuti – ha sorpreso anzi lo stesso autore: nel corso dei decenni, la progressiva affermazione della corsa è costellata di episodio che si intrecciano con i più significativi momenti di passaggio della società, come le lotte per l’emancipazione femminile.

Può sembrare inimmaginabile, in realtà, – ha dichiarato a riguardo il regista – ma abbiamo dovuto lottare per ottenere il semplice diritto di correre. Dinanzi alle donne che correvano in strada, le persone aggrottavano le sopracciglia. Gli spettatori che guardano il film, non crederanno ai loro occhi quando apprenderanno che le prime donne maratone olimpiche risalgono al 1984… il 1984, ieri!
E le sorprese non finiscono qui…