Fotografia in guerra: le immagini dell’era contemporanea

5 Novembre 2016


Looking for the Clouds – “cercare le nuvole”, letteralmente – è l’espressione utilizzata come titolo della mostra inaugurata a fine ottobre presso il MUSA – Museum Startgalerie Artothek di Vienna, ma è anche metafora della stessa esposizione, visitabile nella capitale austriaca fino al prossimo 2 aprile.
Si tratta di un impulso proprio dell’uomo primitivo dalla vita nomade: osservare il cielo, alla ricerca di nuvole che promettano pioggia e quindi terre fertili e nutrimento; nuvole che, allo stesso tempo, possono minacciare la distruzione dello stesso individuo, esposto alle forze spietate della Natura. Anche nel 21esimo secolo, l’essere umano continua a “cercare le nuvole”: si guarda attorno, osserva il mondo alla ricerca di segni da interpretare, cui dare un senso e da cui trarre un’utilità. Anzi, alzando lo sguardo al cielo oggi scopriamo di osservare noi stessi, circondati da droni, satelliti e telecamere, come se non potessimo fidarci neppure del nostro spirito di conservazione. A dimostrare il nostro stesso potenziale distruttivo, in effetti, ci sono i tanti conflitti armati da cui è costellato lo scacchiere mondiale.

In che modo la ricerca di un senso, da parte dell’uomo, si è trasformata in mania di controllo? Cosa definisce ancora la nostra identità sociale, da quali pericoli la stiamo proteggendo e a che prezzo?
A queste domande cercano di rispondere le fotografie e i video realizzati da artisti internazionali e reporter in mostra a Vienna, in un arco temporale estremamente significativo per la storia contemporanea: i 15 anni che sono trascorsi dall’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 a New York e il 2015, che ha segnato l’inizio di un’ondata migratoria senza precedenti nel passato recente della civiltà occidentale.
Tra la minaccia del terrorismo e quella dei conflitti da cui i migranti fuggono, fuori e dentro l’Europa, si interpone un altro elemento che altrettanto profondamente sta modificando la nostra società: la ricerca di un senso, di segni che possano permetterci di prevedere – ed evitare – future incognite si è trasformata in ansia di controllo, sorveglianza visiva di ogni spazio pubblico e privato.

[Immagine in apertura: Dimitris Michalakis, Burnout, 2010-2013, Copyright: Dimitris Michalakis]