Amsterdam ricorda Jean Tinguely, scultore di “macchine”

6 Novembre 2016

Jean Tinguely, Gismo, 1960, coll. Stedelijk Museum Amsterdam. Foto Gert Jan van Rooij

È uno degli artisti che, con piglio innovativo, hanno saputo interpretare le spinte creative del secolo scorso, mettendo in campo una pratica entrata nell’immaginario collettivo. Per celebrare il 25esimo anniversario della sua scomparsa, lo Stedelijk Museum di Amsterdam ospita, fino al 5 marzo 2017, Jean Tinguely – Machine Spectacle, la più grande retrospettiva mai allestita in un museo olandese.

Famoso per il suo approccio sperimentale all’arte e alla realtà, Tinguely è stato in grado di tradurre in movimento quanto i suoi colleghi – da Miró a Klee fino a Malevič – avevano rappresentato su tela. Interessato alla dimensione cinetica, l’artista svizzero ha dato vita a una galleria di opere plastiche nelle quali l’attenzione a ciò che è mutevole ed effimero gioca un ruolo di primo piano.

Reagendo con forza alla staticità dell’arte del suo tempo, Tinguely enfatizzò nel proprio lavoro l’importanza del gioco e dell’interazione, invitando il pubblico a creare da sé l’opera ricorrendo alle celeberrime drawing machine. Anche la temporalità dell’intervento artistico assume nuove sembianze nelle mani di Tinguely, il quale diede vita a spettacolari macchine autodistruttive, che rappresentano uno snodo essenziale della rassegna olandese.

Sono numerose, infine, le collaborazioni avviate da Tinguely con altri artisti – come Daniel Spoerri, Niki de Saint Phalle, che fu anche sua moglie, e Yves Klein, solo per citarne alcuni – e con alcuni direttori di musei, come Pontus Hultén, Paul Wember e Willem Sandberg, a riprova della carismatica e vulcanica personalità di cui era dotato.

[Immagine in apertura: Jean Tinguely, Gismo, 1960, coll. Stedelijk Museum Amsterdam. Photo by Gert Jan van Rooij]