Nell’arte di Ian Cheng, intelligenza umana e artificiale si incontrano

8 Aprile 2017


La trilogia completa Emissary, realizzata tra il 2015 e il 2017, è il cuore della monografica su Ian Cheng in corso al MoMA PS1 di New York. Questa personale – la prima che un museo statunitense dedica all’artista, la cui ricerca verte sull’analisi del ruolo della tecnologia nella società contemporanea – costituisce il completamento della serie di opere in cui Cheng contempla i temi dell’evoluzione e dell’origine della coscienza umana.

Recentemente acquisita dal Museum of Modern Art, la serie di Emissary trasforma i visitatori in osservatori: questi sono chiamati ad assistere, mediante installazioni video riprodotte su larga scala e software sviluppati ad hoc, alla vita di personaggi che interagiscono in mondi simulati e in continua evoluzione.
Muovendosi tra fauna selvatica, oggetti viventi e non, ecosistemi complessi e alternativi, frutto anche del cambiamento climatico, queste figure divengono protagoniste di una narrazione dal finale aperto; sono soggette a fasi di progresso e regresso e, talvolta, si rivelano in grado di conquistare una “vita autonoma”.

Con alle spalle una formazione multidisciplinare, che combina conoscenze scientifiche e umanistiche, Ian Cheng impiega nei suoi lavori le intelligenze artificiali. Invita i fruitori a sperimentare dispositivi come gli Oculus Rift, allo scopo di cogliere il potenziale di queste coinvolgenti “simulazioni interattive”.

[Immagine in apertura: Ian Cheng, Emissary Forks at Perfection, live simulation and story, infinite duration, 2015-2016]