Thomas Lange, un “Giovane Selvaggio” a Palermo

8 Agosto 2017


Già tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta, un Thomas Lange appena ventenne faceva parlare di sé, in quanto esponente di spicco dei considetti Giovani Selvaggi – come furono ribattezzati gli artisti che animavano trasgressiva scena underground di Berlino Ovest. Da allora, il percorso di maturazione di Lange è stato tale – a livello quantitativo ma soprattutto qualitativo, per la varietà di fonti di ispirazione e di sperimentazioni condotte – che è giunto il momento di ripercorrerne le principali tappe, in una mostra retrospettiva.

È esattamente questo lo scopo dell’esposizione in corso – fino al 10 settembre – a Palermo, negli ampi spazi di ZAC – Zisa Zona Arti Contemporanee. Pur mantenendo un approccio molto “fisico” alla pittura – che Lange intende in tutta la sua gestualità al punto che proprio la materia supera i confini del quadro, quindi della rappresentazione – l’autore ha saputo attingere alla tradizione, reinterpretare ricordi personali ed eredità culturali, dimostrando la presenza nelle sue opere di tutta una serie di tensioni opposte: passato e presente, dimensione individuale e sociale, astrattismo e raffigurazione.

È un’energia, quella contenuta nell’opera di Lange, che come anticipato non riesce davvero a essere limitata dal supporto canonico della tela, o di qualunque altro formato. Preparatevi quindi a vedere lo ZAC completamente trasformato dai 70 interventi che ora ospita, perché l’autore ha voluto mettere in rapporto – in senso proprio letterale – la “mistica sensualità” della sua pittura con il territorio di Palermo, a cominciare dalle affinità. Perché la città siciliana ha infatti un rapporto privilegiato con la Germania di Lange, a cominciare da quel Federico II che l’artista ritrae su grande scala, sovrapponendogli i propri tratti somatici, a significare che la Storia non si ferma. E men che meno l’arte.