Arte e politica nell’Italia fra le due guerre

19 Febbraio 2018


Si intitola Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943 la rassegna che, fino al 25 giugno, animerà la Fondazione Prada di Milano, accendendo i riflettori sul clima artistico italiano fra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, a partire da documenti e fotografie storiche che approfondiscono il contesto temporale, politico e sociale dell’epoca.

Curata da Germano Celant, la mostra è l’esito della collaborazione con archivi, musei, fondazioni, biblioteche e raccolte private, che ha consentito di selezionare oltre 500 lavori ‒ dipinti, disegni, sculture, fotografie, arredi e manifesti ‒ realizzati da più di 100 autori. La scelta di ricollocare le opere nello scenario in cui presero forma innesca anche una riflessione sui rischi, troppo spesso sottovalutati, della decontestualizzazione espositiva.

Gli ingrandimenti in scala reale delle immagini storiche accompagnano le opere originali di artisti del calibro di Carlo Carrà, Giacomo Balla, Felice Casorati, Fortunato Depero, Giorgio de Chirico, Filippo de Pisis, Fausto Melotti, Arturo Martini, Giorgio Morandi, Gino Severini, Mario Sironi e Adolfo Wildt, rinnovando così i legami tra i singoli autori e i movimenti che caratterizzarono quel determinato periodo storico ‒ dal Futurismo a Valori Plastici, dalla Scuola Romana a Novecento, fino a Corrente e gli Italiens de Paris.

Non mancano i riferimenti a progetti architettonici e allestimenti di grandi eventi come la Mostra della Rivoluzione Fascista (1932), l’Esposizione dell’Aeronautica Italiana (1934), la Mostra nazionale dello Sport (1935) e il disegno dell’E42, oltre ai focus tematici su intellettuali, politici, intellettuali e scrittori fra cui Giuseppe Bottai, Antonio Gramsci, Carlo Levi, Alberto Moravia, Luigi Pirandello, Margherita Sarfatti e Lionello Venturi, che diedero il loro contributo al clima culturale di allora.

[Immagine in apertura: Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943, exhibition view. Foto Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti. Fondazione Prada, Milano. Courtesy Fondazione Prada]