La storia dell’Emilia-Romagna raccontata dall’archeologia

16 Febbraio 2018

Spilamberto (MO), necropoli longobarda di Ponte del Rio, tomba femminile 62. Corno potorio in vetro (lunghezza cm 23,1 - fine VI secolo). Deposito archeologico Spilamberto

Si inscrive in un orizzonte temporale ampio e composito la mostra Medioevo svelato. Storie dell’Emilia-Romagna attraverso l’archeologia, allestita dal 17 febbraio al 17 giugno presso il Museo Civico Medievale di Bologna. Curata da Sauro Gelichi e Luigi Malnati, la rassegna prende infatti in esame la storia dell’Emilia-Romagna dalla Tarda Antichità (IV-V secolo) al pieno Medioevo, ovvero gli esordi del Trecento.

Il fil rouge narrativo coincide con i cambiamenti generati dall’affermazione dei nuovi ceti dirigenti goti, bizantini e longobardi in questa cornice geografica, nelle principali città sparse sul territorio, nel corso di quasi un millennio. Più di 300 reperti, venuti alla luce durante le campagne archeologiche condotte durante gli ultimi 40 anni, dettano il ritmo della mostra offrendo nuove chiavi di lettura.

Organizzata attorno a 6 nuclei tematici, l’esposizione innesca un dialogo fra tessuto sociale, economia e politica, prendendo in esame le diverse tipologie di insediamento in epoca romana, gota, longobarda e bizantina, così come il rilancio dei centri urbani dopo l’anno Mille e l’avvento dell’età comunale.

[Immagine in apertura: Corno potorio in vetro (fine VI secolo) rinvenuto a Spilamberto (MO), presso la necropoli longobarda di Ponte del Rio, tomba femminile 62. Deposito archeologico Spilamberto]