Sam Havadtoy, dalla scena newyorkese alla Villa Reale di Monza

19 Febbraio 2018

Sam Havadtoy, Betty Boop, lace, acrylic and gold leaf on found object, 120x55x60 cm, 2016

Nato a Londra nel 1952 da una famiglia di origini ungheresi, Sam Havadtoy si è formato all’interno della vivace scena newyorkese degli anni Settanta e Ottanta. Fino al 22 aprile prossimo, nelle sale degli Appartamenti Reali della Villa Reale di Monza espone una selezione di lavori inediti, attraverso i quali indaga i concetti di originalità e autenticità. Sculture, dipinti, oggetti e arazzi – in parte realizzati per questo specifico appuntamento –  confluiscono nel percorso espositivo di Nobody sees me like I do, direttamente ispirata a due eventi recenti: la querelle in merito ai quadri falsi di Modigliani e l’esposizione Serial classic, allestita alla Fondazione Prada.

Non a caso, ad aprire la mostra, oltre a una grande scultura posta nelle vicinanze della fontana, sono due d’après di altrettanti ritratti di Amedeo Modigliani. Compresa nel programma di arte visiva denominato Interference, che stimola l’attivazione di un corto circuito tra le opere degli autori contemporanei e la sontuosità barocca e neoclassica delle sale e degli arredi di Villa Reale, la personale di Sam Havadtoy rivela le connessioni tra il linguaggio dell’artista con i suoi “Maestri”.
A prima vista quest’allegra interferenza di Havadtoy – ha infatti precisato Piero Addis, direttore Consorzio Villa Reale e Parco di Monza – sembra quasi risvegliare o portare avanti lo spirito degli anni Sessanta.” Qui il direttore cita appunto uno degli artisti ispiratori di Havadtoy: “E infatti Sam Havadtoy si porta dietro la grande lezione assimilata da uno dei suoi maestri e amici, come Andy Warhol, che ha frequentato a New York in oltre vent’anni. Grazie anche a Yoko Ono, con cui ha condiviso una parte importante della vita, frequentando il vibrante contesto artistico di quegli anni”.

Questo – ha infine sottolineato Sam Havadtoy – è il mio modesto modo di rendere omaggio a quegli artisti del passato le cui opere sono state distrutte non solo dal tempo ma anche da un fondamentale fraintendimento del loro aspetto originale. Villa Reale è una capsula del tempo del passato, eppure non posso fare a meno di pensare a come sarebbe oggi se fosse ancora una casa per una famiglia”.

[Immagine in apertura: Sam Havadtoy, Betty Boop, dettaglio, 2016]