Quando Man Ray portò il Surrealismo nella fotografia

22 Aprile 2018


C’è tempo fino al 7 ottobre per immergersi nell’universo fotografico di Man Ray, protagonista di Wonderful visions, la rassegna allestita presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di San Gimignano. Con la curatela di Elio Grazioli, la mostra riunisce oltre 100 scatti del celebre artista novecentesco, facendo immergere il pubblico nell’immaginario di un autore che riteneva la fotografia ben più di un mezzo di registrazione della realtà.

Considerato uno dei capisaldi del Surrealismo, Man Ray diede all’arte dello scatto una nuova sfumatura di significato, assegnandole un valore di affezione. Un approccio che lo spinse a caricare i suoi soggetti di un senso più connotato; come dimostrano gli still life, i nudi, i ritratti e gli autoritratti, densi di rimandi enigmatici sebbene calati nella dimensione della quotidianità.

Sperimentatore instancabile, Man Ray introdusse nella pratica fotografica una serie di tecniche rivoluzionarie, che accrebbero le atmosfere visionarie da cui sono attraversati i suoi lavori. Rayograph e solarizzazione sono gli esempi più conosciuti tra gli escamotage cui l’artista ricorse per circondare i suoi soggetti di un alone di mistero e di surrealtà.

Come sottolinea il curatore, “L’affezione è ciò che crea il mistero, è il sentimento segreto che resta enigmatico al di là dello svelamento simbolico, è una dimensione privata in più di cui si carica l’oggetto, fotografia compresa, e lo sguardo, che si fa ‘incantato’”.