Per i siti storici a rischio, scende in campo anche Google Arts & Culture

18 Aprile 2018


Catastrofi naturali, conflitti bellici, attentati, incuria e degrado, cambiamento climatico, mancanza di risorse per provvedere al mantenimento e alla conservazione: sono tante le ragioni che, a tutte le latitudini, continuano a mettere il patrimonio architettonico storico in una condizione di rischio. Google e l’organizzazione non profit californiana CyArk, attraverso il progetto condiviso Open Heritage, hanno scelto di fare fronte comune, impiegando le rispettive competenze e risorse per realizzare un’ampia “mappatura” dei siti storici in condizioni di particolare vulnerabilità.
L’azione consentirà di raccogliere e conservare scansioni laser 3D di strutture presenti nei cinque continenti, impiegando la tecnologia sviluppata da CyArk per rilevare tutti i parametri utili a ricreare modelli virtuali esperibili online attraverso dispositivi mobili, mobili o utilizzabili in esperienze di realtà virtuale.

L’iniziativa rientra nelle strategie della piattaforma Google Arts & Culture, che fin dal suo lancio si è fatta conoscere per la pluralità di azioni intraprese nell’ottica di preservare e rendere accessibile l’arte di tutto il mondo – dalle collaborazioni finalizzate a rendere fruibili online le opere d’arte dei musei internazionali, fino alle sperimentazioni legate a tour virtuali e al lancio di nuovi strumenti educativi.
A precisare i termini del progetto è stata Chance Coughenour, archeologa digitale e program manager della divisione Google Arts & Culture, che ha posto l’accento sulle potenzialità della tecnologia moderna: “Siamo in grado di catturare questi monumenti più che mai nei dettagli, incluso il colore e la trama delle superfici, oltre alla volumetria catturata dagli scanner laser con precisione millimetrica in 3D. Queste scansioni possono anche essere utilizzate per identificare le aree danneggiate e sostenere l’opera di ripristino“, ha aggiunto.

L’intervento risulterà più efficace quanto più tempestivamente verrà condotto ed è per questo che nella “lista delle prorità” di Open Heritage sono già inclusi 25 luoghi storici. Oltre al palazzo di Al Azem a Damasco, in Siria, e alla città maya di Chichen Itza in Messico, sono ad esempio presenti i templi di Bagan, in Myanmar, un sito del quale alcune zone restano interdette alle visite in seguito al sisma che ha colpito il Paese asiatico nel 2016. Il tempio di Ananda Ok Kyaung, proprio a Bagan, è stato scelto per il lancio del progetto: i tecnici di CyArk erano riusciti a mapparlo prima del terremoto e il suo modello virtuale è accessibile in rete, assieme a un tour 3D interattivo.

Il vero elemento di innovazione di questa iniziativa è stato messo in evidenza da Coughenour che, ripercorrendo l’iter della piattaforma Google, ha ricordato: “Negli ultimi sette anni, abbiamo collaborato con 1.500 musei provenienti da oltre 70 Paesi per portare le loro collezioni online e mettere più cultura del mondo a portata di mano. Questo progetto segna un nuovo capitolo per Google Arts & Culture, poiché è la prima volta che pubblichiamo siti in 3D sulla piattaforma“.