Il futuro è iniziato, al Victoria and Albert Museum di Londra

13 Maggio 2018

The Future Starts Here - Installation View, 2018 (c) Victoria and Albert Museum London

Per proiettarsi nel futuro verso cui tendiamo si possono individuare – almeno – due vie: immaginarlo, elaborando i segnali già disponibili; affidarsi al metro dell’arte, del design, della scienza, tramite esperienze e opere concrete come quelle incluse in The Future Starts Here. Aperta fino al prossimo 4 novembre, la nuova mostra del Victoria and Albert Museum di Londra cerca di approdare direttamente nell’avvenire, indagando in profondità le tecnologie emergenti, prefigurando i modi in cui esse influenzeranno le nostre vite e sollecitando i visitatori verso quelle scelte che, in qualità di cittadini, determineranno lo sviluppo della società.

Self; Public; Planet; Afterlife sono i 4 ambiti tematici presi in esame dall’esposizione che, nel proprio percorso di visita, raccoglie oltre 100 oggetti e progetti, destinati a “dare forma al mondo di domani”. Dagli elettrodomestici intelligenti ai satelliti; dall’intelligenza artificiale ai traguardi della internet culture: qual è il panorama che attende l’umanità? Questo è uno dei quesiti analizzati da The Future Starts Here, che sottopone all’attenzione del pubblico, anche generalista, opere che al primo sguardo sembrerebbero essere uscite da libri o film di fantascienza. Dalla selezione compiuta dai curatori – Rory Hydeand e Mariana Pestan – e dal Design, Architecture and Digital department del V&A, tuttavia, provengono esclusivamente progetti reali, ovvero frutto dell’attività di studio, ricerca e prototipazione condotta da università, studi di designer, governi e altri soggetti.

In The Future Starts Here sono inclusi interventi multidisciplinari connessi con il tema della disponibilità delle risorse naturali. È il caso di progetti come Aerocene Explorer dell’argentino Tomás Saraceno, che ricorre a tecniche open source per raccogliere dati sull’atmosfera allo scopo di comprendere se i danni del nostro pianeta possano essere annullati attraverso il design, e come Protees di Jung Harada Protees, ideato per cercare di risolvere il problema delle fuoriuscite di petrolio, fornendo metodi alternativi a quelli attualmente impiegati in tali situazioni, tendenzialmente ad alto costo.
Anche il progetto della “prima città al mondo a zero emissioni zero” – Masdar City, ad Abu Dhabi, sviluppato dallo studio Foster + Partners – è esposto. L’obiettivo è testimoniare come, nel futuro, le aree urbane di nuova concezione proveranno a inglobare strategie per combattere il cambiamento climatico e per contrastare fenomeni come l’intolleranza religiosa e le crisi abitative.

[Immagine in apertura: The Future Starts Here – Installation View, 2018 (c) Victoria and Albert Museum London]