Le installazioni dell’Artbat Fest trasformano un fiume in Kazakistan

21 Agosto 2018

Marco Barotti, Swans, Artbat Fest, Almaty (Kazakistan), 2018

Sono cinque le opere interattive che si apprestano a trasformare l’area circostante il fiume Esentai, ad Almaty, in un museo a cielo aperto. A partire dal 24 agosto e fino 12 settembre 2018, infatti, in occasione del festival Artbat Fest, la capitale del Kazakistan accoglierà questi nuovi interventi d’autore, invitando residenti e visitatori a misurarsi con la dimensione fluviale come mai prima d’ora.

Il festival, giunto alla nona edizione, si lega quest’anno al tema guida Water Stream, cercando di recepire due degli aspetti peculiari della città. Come indicato nelle linee programmatiche dell’evento dal curatore Martin Bricelj Baraga, coadiuvato in questo incarico dal collega Simon Jacquemin, a colpire l’attenzione di chi visita per la prima volta Almat sono il suo “sistema capillare di canali” e “l’incredibile numero di fontane“.
Tali elementi fanno “davvero sentire il flusso dell’acqua in questa città – è quasi come il sangue che la mantiene in movimento” e hanno ispirato il team curatoriale nella loro scelta.

Scendendo nel dettaglio, tra gli interventi che saranno presentati c’è Swans del media artist Marco Barotti. Di base a Berlino e con alle spalle una formazione musicale presso la Siena Jazz Academy, l’autore ha concepito un’installazione composta da 8 antenne paraboliche, intese come simbolo dei “residui tipici” del nostro tempo. La speciale collocazione a pelo dell’acqua le renderà simili a cigni che galleggiano pacificamente sulla superficie del fiume. Sugli osservatori questa posizione genererà una sorta di illusoria sensazione di fusione delle antenne con il paesaggio circostante, nonostante la loro stessa natura.
Su ciascun dispositivo è prevista la presenza di un altoparlante che emetterà due distinte tipologie di suoni, uno dei quali evocativo del respiro umano: una modalità per conferire così una sorta di “vita artificiale” a questi anomali cigni. Provocando una sorta di repulsione, Swans (nell’immagine in apertura) sfida il pubblico a riflettere sui rifiuti tecnologici e sul loro inevitabile impatto sull’ambiente.