Ruth E. Carter, la costumista del cinema afroamericano di Spike Lee

27 Agosto 2018


È il Senator John Heinz History Center, a Pittsburgh, a ospitare Heroes & Sheroes: The Art & Influence of Ruth E. Carter in Black Cinema, mostra che analizza più di tre decenni di carriera della costumista statunitense con all’attivo svariate produzioni cinematografiche, teatrali e televisive.

Annoverata tra le “collaboratrici storiche” di Spike Lee ‒ proprio grazie ai costumi disegnati per il film Malcolm X, diretto dal noto regista, è arrivata la sua prima candidatura al Premio Oscar, nel 1993 ‒ la costume designer è al centro di una retrospettiva che ne esamina l’evoluzione dello stile.
Creatrice di costumi per il cinema, il teatro e la televisione, Carter lega il proprio nome a opere fondamentali nel racconto della storia ‒ e delle lotte ‒ della comunità afroamericana. A testimoniarlo, oltre alla pellicola già citata, anche il contributo offerto in Selma ‒ La strada per la libertà, che affronta il tema delle marce promosse negli Stati Uniti a metà degli anni Sessanta a favore del riconoscimento dei diritti civili.

Schizzi, filmati e quaranta costumi ideati per film come Amistad ‒ che le valse la seconda nomination agli Oscar, nel 1998 ‒ Sparkle, What’s Love Got to Do With It e The Butler compongono il percorso espositivo.
Aperta fino al 2 dicembre prossimo, la retrospettiva include le creazioni per il recente Black Panther: diretto e co-scritto da Ryan Coogler, è il film che ha portato sul grande schermo il celebre supereroe di casa Marvel.