Suoni anni Ottanta per il nuovo album dei Muse

20 Agosto 2018

the muse rock band

A tre anni di distanza dalla pubblicazione di Drones, decimo album del gruppo, i Muse abbandonano i toni epici con Simulation Theory, nome dell’undicesimo disco, l’ottavo in studio, in uscita il prossimo 12 novembre. Un lavoro più “tranquillo”, che lascia da parte il rock delle chitarre elettriche, utilizzando sintetizzatori e altri strumenti particolari subito identificati con le sonorità degli anni Ottanta. Il disco è già stato anticipato da due singoli, Though contagion e Something human.

Quest’ultimo si è distinto per i toni molto più personali, come confermato dallo stesso leader della band Matt Bellamy in un’intervista su Billboard: “La canzone ha origine da un periodo in cui ci siamo sentiti un po’ bruciati dall’essere in viaggio troppo a lungo. Il tour di Drones è stato fantastico e siamo molto contenti di com’è andata, ma allo stesso tempo è stato piuttosto estenuante. Sei notti a Parigi, cinque notti a Londra, sempre lo stesso spettacolo: era la prima volta che lo facevamo, un’intensa tournée in arena con più notti in più città. E la natura dell’album e dello spettacolo – con i droni che volavano in giro e la polizia antisommossa all’inizio – era piuttosto oscura nel messaggio e nel tono. Il tutto aveva un’atmosfera cupa, il che è buono, ma dopo che lo hai fatto per un po’, la reazione naturale è quella di far uscire “Something Human”, che è una canzone semplice sulla Terra, su come ci si sente ad essere bruciati e desiderosi di tornare a casa per una vita più normale dopo essere stati in viaggio per un paio d’anni”.

L’altro singolo, Though contagion, è composto sia nei testi che nella parte musicale da Matt Bellamy, che conferma il nuovo corso della musica della band, fatta di suoni di vari periodi storici mischiati tra loro, sperimentali ma fortemente legati agli anni Ottanta. Un periodo che ha effettivamente giocato un ruolo importante nel suono di Muse.