A 30 anni dalla morte, Mapplethorpe conquista il Guggenheim di New York

24 Gennaio 2019

Robert Mapplethorpe, Phillip Prioleau, 1982. © Robert Mapplethorpe Foundation. Used by permission

Sono trascorsi tre decenni dalla prematura scomparsa di Robert Mapplethorpe: un periodo nel corso del quale il fotografo statunitense è stato elevato al ruolo di “icona culturale“, conquistando il proprio posto tra i simboli del periodo a cavallo tra gli anni Ottanta e i Novanta.
Sebbene Mapplethorpe abbia conquistato grande notorietà a livello internazionale per le sue audaci immagini, spesso finite al centro del dibattito per questioni inerenti la censura, e la sua opera sia soprattutto nota per la capacità di trasgredire i costumi sociali e di oltrepassare canoni e limiti, alcuni aspetti della sua visione restano meno conosciuti. Il progetto espositivo – articolato in due parti – Implicit Tensions: Mapplethorpe Now, in apertura il 25 gennaio nell’iconica cornice del Solomon R. Guggenheim Museum di New York, ripercorre la carriera di questo talento dell’obiettivo, spostando l’attenzione oltre le tematiche e le opere ritenute più rappresentative della sua parabola artistica.

Risale al 1993 la donazione fatta all’importante museo statunitense da parte della Robert Mapplethorpe Foundation: in quell’anno, circa 200 fotografie e oggetti unici appartenuti all’artista confluirono nella collezione museale permanente, divenendo il nucleo iniziale della sua raccolta fotografica.
Curato da Lauren Hinkson e Susan Thompson, con Levi Prombaum, come anticipato l’omaggio del Guggenheim a Mapplethorpe si articola in un doppio appuntamento. La prima parte – fino al 10 luglio – presenta i punti salienti dalla donazione fatta al museo, tra cui le prime Polaroid, i collage e le opere a tecnica mista. Questo prezioso patrimonio viene presentato insieme ad alcune sue fotografie iconiche, scatti “classici”di nudi maschili e femminili, nature morte floreali, ritratti ad artisti, celebrità, amici e ad altre figure di rilievo della scena underground newyorkese; sono inoltre inclusi alcuni autoritratti.
A partire dal 4 luglio – e fino al 5 gennaio 2020 – la seconda parte di Implicit Tensions sposterà l’attenzione sull’influenza di Mapplethorpe sulle generazioni successive, nonché sulla sua eredità nel campo dell’arte contemporanea. In questo caso, dunque, un’accurata selezione delle sue fotografie sarà esposta accanto a opere di artisti della collezione Guggenheim, tra cui Rotimi Fani-Kayode, Lyle Ashton Harris, Glenn Ligon, Zanele Muholi, Catherine Opie e Paul Mpagi Sepuya.

[Immagine in apertura: Robert Mapplethorpe, Phillip Prioleau, 1982, Solomon R. Guggenheim Museum, New York Gift, The Robert Mapplethorpe Foundation 96.4362 © Robert Mapplethorpe Foundation. Used by permission]