Da Schiele a Beckmann, i tormentati autoritratti degli artisti del Novecento

28 Febbraio 2019

Käthe Kollwitz, Frontal Self-Portrait, 1910, Käthe Kollwitz Museum Cologne Photo: Käthe Kollwitz Museum Cologne © 2019 Artists Rights Society (ARS), New York / VG Bild-Kunst, Bonn

Copre un arco temporale denso e complesso, la mostra appena inaugurata negli ambienti della Neue Galerie di New York. The Self-Portrait, from Schiele to Beckmann approfondisce, attraverso una settantina di opere di circa 30 artisti, il genere dell’autoritratto dalle avanguardie del primo Novecento alla metà del secolo, guardando soprattutto al panorama creativo tedesco e austriaco.

Attingendo dalla raccolta della sede americana e da eccellenti prestiti internazionali, l’esposizione mette in luce le tante peculiarità di un genere che, più di altri, garantisce al pubblico una via di accesso privilegiata alla sfera emotiva degli stessi artisti, veicolando anche una riflessione più profonda sulla condizione umana.

Le opere presentate a New York riflettono tale varietà, spaziando dagli autoritratti di Egon Schiele ‒ che si liberò di qualsiasi rimando allo status sociale concentrando l’attenzione sugli aspetti emotivi di volto e pose ‒ a quelli di Max Beckmann, caratterizzati da un uso massiccio di pennellate dense e di marcate linee nere, fino all’autorappresentazione di Felix Nussbaum, dove prevale uno stile vicino alla Neue Sachlichkeit (o Nuova Oggettività).

Anche l’apporto delle artiste fu essenziale, come dimostrato dai lavori di Paula Modersohn-Becker, che raffigurò se stessa in numerosi autoritratti di grande impatto visivo, anche rivelatori della sua gravidanza, e di Käthe Kollwitz, capace di veicolare per mezzo della pittura uno sguardo ormai disilluso nei confronti del mondo.

[Immagine in apertura: Käthe Kollwitz, Frontal Self-Portrait, 1910, Käthe Kollwitz Museum Cologne. Photo: Käthe Kollwitz Museum Cologne via neuegalerie.org © 2019 Artists Rights Society (ARS), New York / VG Bild-Kunst, Bonn]