Il libro fotografico sui monumenti abbandonati dell’Unione Sovietica

19 Luglio 2020

Courtesy Jason Guilbeau

Negli ultimi anni sta crescendo la curiosità verso le espressioni architettoniche proprie dell’ex Unione Sovietica, dell’Europa dell’Est e dei Balcani. Un interesse documentato da mostre e da pubblicazioni editoriali, cui talvolta si accompagna, sul piano pratico, anche l’adozione di progetti di riuso di un patrimonio tanto vasto quanto spesso in cerca di definizione. Tra i casi più emblematici in questo senso rientra la profonda trasformazione di Azatlyk Square, la principale piazza della città di Naberezhnye Chelny, nella Repubblica del Tatarstan, che è stata riattivata dallo studio di architettura DROM.

Sono fin qui sfuggiti dai piani di recupero, ma non dal peso degli anni e dalle attenzioni degli appassionati del genere, i monumenti raccontati nel volume dato di recente alle stampe da Fuel. Accompagnato da un saggio di Clem Cecil, il libro è stato curato dal fotografo francese Jason Guilbeau, che come si conviene a questi mesi di restrizioni della mobilità individuale ha viaggiato comodamente da Vladivostok al Mar Baltico attraverso il proprio computer.

FRAMMENTI DELL’IDENTITÀ SOVIETICA 

Per realizzare Soviet Signs and Street Relics, il fotografo è infatti ricorso alle potenzialità di Google Street View, uno strumento che gli ha consentito di spostarsi, seppur virtualmente, nella vasta area geografica di suo interesse alla ricerca di memorie, tracce e frammenti dell’ex impero sovietico. Il risultato, tutto da scoprire scorrendo le pagine della pubblicazione, restituisce il curioso – ma anche spiazzante e surreale – mix di strutture, non associate a funzioni abitative, che continuano a contrassegnare questo territorio con una diffusione così capillare da includere anche le zone più remote.

Monumenti in stato di degrado o abbandono che celebrano la forza militare o i traguardi in ambito agricolo, porzioni di aerei e carri armati collocati lungo la carreggiata, insegne in calcestruzzo che segnalano l’ingresso in una città o in un villaggio, basamenti coronati da autobus, svettanti totem brutalisti appositamente concepiti per sorreggere trattori o locomotive: il risultato è un’eccentrica raccolta fotografica che, al di là dell’effetto sorpresa, incoraggia a riflettere sui valori associati ai singoli elementi collocati nello spazio pubblico. Ieri come oggi.

[Immagine in apertura: Courtesy Jason Guilbeau]