A Illegio l’arte scomparsa “rivive” grazie alla tecnologia

7 Luglio 2020

Foto Vaso con cinque girasoli_Vincent van Gogh_Rimaterializzazione by Factum Arte

Le vite di un’opera d’arte possono essere davvero infinite, e la storia ce lo dimostra. Esistono dipinti che hanno trovato il successo appena dopo la loro creazione, sculture che sono state rubate senza mai essere ritrovate e persino capolavori nascosti tra le pieghe del tempo, dimenticati e tornati alla luce in maniera inattesa quando ormai l’opinione pubblica li dava per spacciati. Insomma, così come gli esseri umani, ogni opera ha il proprio percorso – più o meno tortuoso. La mostra da poco inaugurata a Illegio, in provincia di Udine, si sofferma sulle storie più incredibili, chiamando a raccolta una serie di reperti distrutti, scomparsi, ma poi ritrovati e “risorti” dal passato.

Stiamo parlando di Nulla è perduto, la rassegna aperta fino al 13 dicembre nella Casa delle esposizioni della località friulana. Realizzato dal Comitato di San Floriano in partnership con Sky Arte, Factum Arte di Madrid e con Ballandi Arts, il percorso espositivo presenta in totale quattordici opere da ammirare, ma soprattutto da “studiare” grazie a un approfondito apparato di foto e testi esplicativi.

LE OPERE IN MOSTRA, TRA ORIGINALI E RIPRODUZIONI

Dai pezzi originali firmati da Domenico da Tolmezzo – sculture rimaste nell’ombra e solo di recente ritrovate – alle riproduzioni d’altissima qualità dei ben più celebri dipinti di maestri come Johannes Vermeer, Franz Marc, Gustav Klimt e Tamara de Lempicka (già raccontati nella serie di Sky Arte Il Mistero dei Capolavori Perduti). E poi ancora le grandi tele raffiguranti le Ninfee di Claude Monet – carbonizzate in un incendio divampato al MoMa di New York nel 1958 – o l’evocativo Ritratto di Sir Winston Churchill di Graham Sutherland, dipinto nel 1954 e fatto distruggere da Lady Clementine Churchill un anno dopo.

Ognuno degli esempi in mostra è riproposto grazie a “materializzazioni” di altissima fattura, capaci di rievocare la tridimensionalità della superficie pittorica, la resa cromatica e persino il tocco del pennello originali, regalando uno spettacolo d’intenso valore.

A chiudere il tragitto espositivo, infine, due vetrate del XII secolo della facciata occidentale della Cattedrale di Chartres, un pregevole “fac-simile” del San Matteo e l’Angelo realizzato da Caravaggio e perduto durante la Seconda Guerra Mondiale, e un misterioso olio su tela risalente alla fine dell’Ottocento: si tratta de Le Restaurant de la Sirène à Asnièrs, probabilmente attribuibile a Vincent van Gogh. Una campagna diagnostica avanzata sarà eseguita proprio durante il corso della manifestazione, nella speranza di riportare alla luce il nome dell’autore del dipinto.

[Immagine in apertura: Vincent van Gogh, Vaso con cinque girasoli, rimaterializzazione by Factum Arte]