Il nuovo software di Google che permette di tradurre i geroglifici

17 Luglio 2020

Necropoli di Giza. Photo by Leonardo Ramos on Unsplash

I geroglifici dell’Antico Egitto sono tra i sistemi di scrittura più arcaici del genere umano: un insieme di segni prevalentemente scolpiti su pietra, da sempre tradotti e decifrati dagli studiosi attraverso operazioni manuali complesse e decisamente dispendiose in termini di tempo. In soccorso a ricercatori, archeologi e appassionati della “lingua dei faraoni” arriva oggi Fabricius, il software di Google pensato per tradurre questo tipo di scrittura.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE E ARCHEOLOGIA

Lanciato in occasione dell’anniversario della scoperta della Stele di Rosetta, questo straordinario strumento digitale consente di interpretare in tempi rapidissimi gli antichi codici egizi grazie al potere dell’intelligenza artificiale. Sfruttando i modelli di machine learning – e in particolare la tecnologia AutoML di Google Cloud –, il sistema è infatti in grado di confrontare ogni singolo geroglifico con oltre ottocento segni diversi, assegnandogli un rispettivo valore semantico. Un meccanismo che rende la piattaforma alla portata di tutti: sia di curiosi inesperti – in grado di apprendere i rudimenti della scrittura egizia e condividerli sui social – sia dei professionisti, liberi di usare questa nuova risorsa online.

Disponibile per ora solamente in inglese e in arabo, Fabricius – che prende il nome dal “padre” dell’epigrafia, il tedesco Georg Fabricius – è stato ideato e realizzato attraverso la prestigiosa collaborazione di numerose istituzioni: fra le altre la Berlin-Brandenburg Academy of Sciences and Humanities, la Saxon Academy of Sciences and Humanities di Lipsia e il Centro di Egittologia australiano della Macquarie University. L’obiettivo ora è comprendere e potenziare l’effettiva validità scientifica del software, ed eventualmente impiegare la stessa tecnologia anche per la traduzione di altre lingue antiche.

[Immagine in apertura: Necropoli di Giza. Photo by Leonardo Ramos on Unsplash]