Edvard Munch e Tracey Emin: la “strana coppia” dell’arte in mostra a Londra

2 Novembre 2020

Edvard Munch, Crouching Nude, 1917-1919. Oil on canvas, 70 x 90 cm. Munchmuseet

Uno nato in Norvegia nel 1863, l’altra nella periferia di Londra esattamente un secolo dopo. Il primo figlio di un mondo che si confronterà in maniera inedita con il tema dell’inconscio, addentrandosi nelle zone oscure della psiche spinto dalle nuove teorie freudiane. La seconda, invece, parte di una generazione di artisti che non hanno avuto paura di mettere nero su bianco le proprie debolezze, rivendicando, in un certo senso, il “diritto” al malessere e all’imperfezione.

Sono lontanissimi eppure vicini Edvard Munch e Tracey Emin, la “strana coppia” protagonista del prossimo progetto espositivo negli spazi della Royal Academy of Arts di Londra. Aperta a partire dal 15 novembre, la mostra – dal titolo The Loneliness of the Soul – è una personalissima esplorazione delle complessità dell’animo umano, viste e raccontate attraverso le opere di questi due grandi autori insolitamente messi a confronto.

EDVARD MUNCH “INCONTRA” TRACEY EMIN

Visitabile sino al 28 febbraio 2021, seguendo un rigoroso protocollo dettato dall’emergenza sanitaria, la rassegna presenta un esteso gruppo di opere del pittore norvegese, selezionate dall’artista britannica e provenienti dagli archivi del MUNCH, il nuovo museo eretto sul lungomare di Oslo. Sono diciannove in tutto i capolavori scelti, tra acquerelli e dipinti noti – come La morte di Marat, realizzato nel 1907 e dedicato all’assassinio del rivoluzionario francese. Ognuna delle opere del maestro espressionista è qui posta in dialogo con venticinque lavori della Emin, tra pitture, sculture e scritte al neon – molte delle quali di recente produzione e mai mostrate prima d’oggi.

Ma qual è il filo che connette queste due figure, così diverse eppure apparentemente famigliari? Distribuita negli spazi delle Gabrielle Jungels-Winkler Galleries dell’istituzione londinese, la mostra indaga i territori della condizione umana, del dolore, della perdita e del desiderio, soffermandosi in particolare sulla figura femminile, motivo di ispirazione per entrambi gli artisti. Nonostante le dissomiglianze linguistiche e formali, e la diversa sensibilità frutto delle rispettive epoche, Emin e Munch vengono qui innalzati a rappresentanti dell’universo della donna. Il risultato è un “paesaggio” fatto di figure materne, di corpi soli e adolescenti smarrite, messe di fronte allo spettatore in tutta la loro potente fragilità.

[Immagine in apertura: Edvard Munch, Crouching Nude, 1917-1919. Oil on canvas, 70 x 90 cm. Munchmuseet]