Intervista a Massimo Ferrari, regista del nuovo docu-film su Raffaello

10 Giugno 2021


Celebrato nel 2020, in occasione del cinquecentenario della scomparsa, il “divin pittore” farà presto il suo debutto nelle sale cinematografiche italiane con il docu-film Raffaello. Il giovane prodigio, la pellicola prodotta da Sky interamente dedicata alle vicende artistiche e umane dell’urbinate.

Diretto da Massimo Ferrari, e incluso nel programma di Nexo Digital La Grande Arte al Cinema, il film ripercorre la straordinaria avventura del maestro rinascimentale, puntando in particolare i riflettori sui ritratti femminili realizzati dall’artista nel corso della sua gloriosa carriera. Aspettando il 21, 22 e 23 giugno (giorni di proiezione della pellicola nelle sale italiane) abbiamo intervistato il regista.

PAROLA A MASSIMO FERRARI

Raffaello. Il giovane prodigio è un omaggio al grande pittore, alle sue opere e, soprattutto, ai ritratti di donna realizzati durante la sua esistenza. Come e con quali intenzioni è nata l’idea di approfondire quest’ultimo aspetto?
La ricerca della bellezza ideale ha avuto proprio nei ritratti femminili alcune delle massime espressioni dell’arte di Raffaello, per cui abbiamo deciso di seguire la biografia del pittore urbinate in un documentario che attraversa i luoghi e le figure femminili più importanti per la sua evoluzione personale e artistica. Le donne ritratte, quelle amate, quelle idealizzate, le donne di potere, la figura della madre persa in tenera età: i racconti, le animazioni e le suggestive riprese delle opere diventano il percorso appassionante in cui veniamo accompagnati dalla voce di una grande attrice come Valeria Golino.

L’artista viene raccontato attraverso i suoi capolavori, ma anche attraverso le città che ne hanno caratterizzato il percorso creativo e umano, a partire da Urbino. Dal punto di vista registico, come si è rapportato ai diversi luoghi e quali aspetti del protagonista le hanno rivelato?
Le tre città più importanti della vita di Raffaello segnano anche tre momenti topici della sua esistenza: Urbino è la città natale, dove si è formato; Firenze è la città della sua crescita artistica e umana; Roma è la città della sua consacrazione. Così a Urbino le riprese ruotano intorno alla sua casa e alla bottega; a Firenze il focus è prevalentemente sui simboli del Rinascimento, a rappresentare la grande immersione di un artista giovanissimo nel tempio dell’arte mondiale di quel periodo. A Roma, infine, il fulcro è ovviamente San Pietro e, a seguire, la magnificenza dell’arte classica.

IL MITO DI RAFFAELLO TRA PASSATO E PRESENTE

Il documentario è caratterizzato da un impianto narrativo il più possibile “contemporaneo”, con interviste e animazioni che donano vivacità al racconto. Cosa vuol dire, oggi, confrontarsi con una personalità così emblematica per la nostra cultura, e come il cinema può contribuire a diffonderne e ad attualizzarne il mito?
Lo sforzo creativo e registico è stato proprio quello di tenere insieme i diversi linguaggi, mantenendo un trasporto emotivo in quell’impianto discorsivo e informativo che viene garantito dagli esperti intervistati, alla ricerca di una narrazione originale in grado di rendere più “contemporaneo” l’impianto del documentario d’arte. Questo anche per riuscire ad assicurare un racconto cinematografico il più possibile immersivo e coinvolgente, e contribuire a diffondere il mito di Raffaello che, dopo 500 anni, continua a rappresentare uno dei più grandi artisti della storia.