Per la prima volta l’artista keniota-americana <a href="https://arte.sky.it/news/2025/the-square-all-you-can-art-programmi-tv-26-giugno" target="_blank">Wangechi Mutu</a> espone alla <a href="https://arte.sky.it/news/2024/galleria-borghese-percorso-volte-museo" target="_blank">Galleria Borghese</a> di Roma. L'occasione è la mostra personale, curata da Cloé Perrone, Poemi della terra nera. Un titolo che allude a una dimensione poetica e fertile, dove la “terra” non è solo un elemento fisico, ma simbolico: un luogo di memoria, nascita e trasformazione. Un progetto visionario, concepito come un’opera site-specific, che non si limita alle sale interne, ma invade la facciata esterna e i Giardini Segreti, evocando una tensione viva tra l’autorità classica delle collezioni e le mitologie fluide, spezzate, sognate da Mutu. All'American Academy in Rome il progetto prosegue con un'ulteriore intervento.
<h2>L'ARTISTA KENIOTA AMERICANA WANGECHI MUTU ALLA GALLERIA BORGHESE </h2>
Mutu reimmagina il museo non più come spazio neutro ma come organismo pulsante, capace di accogliere il cambiamento. Le sue opere, leggere e sospese, interagiscono con l’architettura e la collezione senza praffarla. Sculture come Ndege, Suspended Playtime e le due Weeping Heads sembrano sfidare la gravità, librandosi nell’aria o adagiandosi con delicatezza sugli arredi storici, quasi fossero presenze eteree in un sogno lucido. Il visitatore è spinto a cambiare punto di vista, a muoversi nello spazio come in un rito di percezione rinnovata. I materiali scelti – bronzo, piume, terra, carta, acqua – raccontano storie profonde: il bronzo, passa da simbolo di eternità a veicolo di metamorfosi; la terra, morbida e malleabile, va interpretata come origine di ogni forma. 
<h2>A ROMA IN MOSTRA L’ARTE DI WANGECHI MUTU</h2>
Fuori dal museo, l’itinerario prosegue: le opere collocate all’esterno — dalle maestose The Seated I e IV, già esposte al <a href="https://arte.sky.it/news/2023/riapertura-gallerie-europee-met-new-york" target="_blank">Metropolitan Museum of Art</a> di New York, fino al video The End of Eating Everything – amplificano il messaggio dell’artista, fondendo archetipi classici con simbologie afro-futuriste. Nei Giardini Segreti, teste mitologiche, vasi trasformati e figure semi-umane spuntano dalla vegetazione come creature nate da una terra viva e spirituale. Il suono diventa materia evocativa: parole, sospiri, testi scolpiti o sussurrati, come il brano Grains of War, si fanno memoria sonora. La mostra Poemi della terra nera raggiunge infine l’American Academy in Rome con Shavasana I, una figura bronzea distesa in posa yogica, riflette sulla morte e la dignità. In questo viaggio tra frammentazione e bellezza, Wangechi Mutu invita a “ci spinge a guardare più intensamente e con più attenzione non solo alla creatività contemporanea, ma allo spazio e alle opere della Galleria”, come afferma la direttrice dell'istituzione museale capitolina Francesca Cappelletti.
[Immagine in apertura: Galleria Borghese. Wangechi Mutu. Poemi della terra nera. Installation view with Suspended Playtime © Galleria Borghese]

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