Max Ernst
sulla mostra
Accogliendo i visitatori, all’ingresso delle sale espositive, con la presentazione del capolavoro Oedipus Rex che quest’anno compie un secolo, quella su Max Ernst è la prima retrospettiva italiana dedicata al grande pittore, scultore, poeta e teorico dell’arte tedesco, naturalizzato americano e francese. La mostra, curata da Martina Mazzotta e Jürgen Pech, ripercorre l’avvincente parabola creativa dell’artista sullo sfondo dei grandi avvenimenti storici del XX secolo, mettendone in luce sperimentazioni e temi, indagati tra Europa e Stati Uniti.
A MILANO LA MOSTRA SU MAX ERNST
La rassegna riunisce, così, al piano nobile di Palazzo Reale, oltre quattrocento opere tra dipinti, sculture, disegni, collage, fotografie, gioielli, libri illustrati e documenti (molti dei quali non esposti al pubblico da decenni), provenienti dai più importanti musei del mondo – la GAM di Torino, la Peggy Guggenheim Collection e il Museo di Ca’ Pesaro a Venezia, la Tate Gallery di Londra, il Centre Pompidou di Parigi, il Museo Cantini di Marsiglia, i Musei Statali e la Fondazione Arp di Berlino, la Fondazione Beyeler di Basilea, il Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza di Madrid –, da fondazioni e da collezioni private italiane ed estere.
MAX ERNST A PALAZZO REALE
Mentre una “biblioteca” ideale dell’artista si snoda lungo tutto il percorso della mostra, in un gioco di rimandi e corrispondenze tra le fonti d’ispirazione e le opere stesse, la retrospettiva evoca le vicende biografiche di Ernst attraverso quattro grandi periodi, a loro volta suddivisi in nove sale tematiche. Nel blocco Germania: 1891-1921 si narrano gli anni dell’infanzia e della formazione in territorio tedesco; la Grande Guerra combattuta in prima persona; la conseguente “rinascita” grazie alla venuta al mondo del figlio Jimmy, all’avvento del movimento Dada e al proto-surrealismo. La seconda parte, intitolata Francia, 1922-1940, suggerisce, invece, attraverso la ricostruzione della casa in cui Ernst visse il ménage a trois con Gala e Paul Éluard, il ruolo centrale, nella sua poetica, dell’amore, dell’erotismo e dell’amicizia. Sempre all’interno del periodo francese troviamo, poi, il racconto degli anni trascorsi a Parigi, l’affermarsi del Surrealismo, il secondo matrimonio con Marie-Berte e l’amore con Leonora Carrington. Ma anche lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, che lo condurrà all’esilio negli Stati Uniti. Nel capitolo America, 1941-1952, viene così inquadrato l’inserimento dell’artista nella scena internazionale newyorchese, il matrimonio con Dorothea Tanning e il trasferimento in Arizona. L’ultima parte della mostra approfondisce, invece, Il ritorno in Europa, 1953-1976. Attraverso l'allestimento di sezioni come Memoria e Meraviglia viene quindi mostrato come la storia della cultura e il ritorno all’antico diventino fonti d’ispirazione imprescindibili per l’arte di Ernst.
[Immagine in apertura: Max Ernst, L'ange du foyer, 1937, olio su tela, 54 x 74 cm. Private Collection © Max Ernst by SIAE 2022]