Il nuovo docu-film su Borromini raccontato dal regista Giovanni Troilo
CINEMA
Il 15, 16 e 17 maggio appuntamento
al cinema con “Borromini e Bernini. Sfida alla perfezione”, il
docu-film diretto da Giovanni Troilo e dedicato alla rivalità tra i
due geni del Barocco italiano. In vista dell'uscita della pellicola,
abbiamo intervistato il regista.
Da una parte Francesco Borromini,
architetto inquieto e ombroso, noto anche per la sua indole scontrosa
e poco incline alla vita mondana; dall'altra Gian Lorenzo Bernini,
figura per certi versi opposta, perfettamente calata nel suo tempo e
a suo agio con le più alte cariche del potere romano. Sono loro i
protagonisti del docu-film in uscita nelle sale il 15, 16 e 17
maggio, nell'ambito della nuova stagione della Grande Arte al
Cinema – la serie di lungometraggi dedicati ai maestri
del passato. Si intitola Borromini e Bernini. Sfida alla
perfezione ed è uno sguardo sulla straordinaria parabola
artistica di questi due pilastri del Barocco italiano.
Prodotta da Sky e Quoiat Films, e
distribuita da Nexo Digital, la pellicola conduce il pubblico tra le
strade e i palazzi della Capitale del Seicento, teatro d'eccellenza
di questa singolare rivalità. Raccontati da critici, registi,
professori di caratura internazionale ed esperti di architettura
quali Paolo Portoghesi, Waldemar Januszczak, Aindrea Emelife e Daria
Borghese (solo per citarne alcuni), Borromini e Bernini sono esaltati
nel corso del film per le loro doti artistiche, certamente
rivoluzionarie, e per le loro personalità così distanti e spesso in
contrasto. In vista dell'uscita del film nelle sale, abbiamo
intervistato il regista Giovanni Troilo sugli aspetti più peculiari
della pellicola.
PAROLA A GIOVANNI TROILO
Il film racconta una delle rivalità
più romanzate della storia dell'arte. Quanto furono diversi Bernini
e Borromini, e quanto invece furono simili nelle loro ambizioni?
L’intero Barocco potrebbe essere
definito da questi due artisti. Sono antitetici in tutto, eppure in
qualche modo trovano definizione, come in un originale processo di
foto-grafia, uno nel negativo dell’altro. Bernini è immerso nel
suo tempo, naviga con sicurezza nelle acque del potere romano, è
adorato dalla committenza. La sua arte celebra la sua epoca, celebra
la vita, lascia che le idee si incarnino, che abitino il mondo:
l’immaginato si fa realtà. Ha competenze di ogni tipo e vorrebbe
eccellere in tutto: è scultore, pittore, architetto, urbanista.
Commediografo, scenografo e attore persino.
Borromini è introverso, il suo
carattere spigoloso, ha un pessimo rapporto con il potere, non abita
con troppo piacere il tempo in cui vive. Da un lato veste abiti
démodé, è un personaggio picaresco che si aggira per Roma
facendosi notare, forse suo malgrado, studia l’architettura antica
per coglierne i segreti. Dall’altro lato la sua arte è totalmente
proiettata verso il futuro, sa di lavorare per un pubblico che non
esiste ancora. A differenza di Bernini, consacra la sua vita solo
all'architettura, intuisce l’opportunità di poter fare qualcosa
che nessuno aveva mai fatto prima: modellare, dare forma, scolpire lo
spazio. Gli spigoli del suo carattere nella sua architettura si
sciolgono nella curva, nell’incessante, morbido gioco dei vuoti e
dei pieni che si contrappongono. Non si accontenta che lo spettatore
venga investito quasi passivamente dalla forza, dalla teatralità
delle sue opere. L’uso che fa dello spazio impone un movimento, un
percorso allo spettatore. Lo sfida in un processo di conoscenza
fisico e mentale, perché risolva il rebus simbolico e geometrico che
sottende al progetto dell’intero edificio, perché il suo sguardo
possa levarsi al cielo. La sua arte orienta e disorienta, seduce e
illumina.
I LUOGHI DI BORROMINI A ROMA
Quali sono i principali monumenti
esplorati dalla pellicola?
Cercare Borromini a Roma dà
l’opportunità di attraversare questa città e di riuscire a
leggerla in modo del tutto nuovo. Significa trovarsi davanti alla
facciata di Palazzo Barberini e scorgere una piccola, minuscola
finestra che da sola contiene il seme della portata rivoluzionaria
dell’intera arte di Borromini; significa percorrere le strade
intorno al Quirinale, imbattersi in un edificio piccolissimo e
scoprire che lì dentro si nasconde probabilmente il suo più grande
capolavoro. O a pochi metri da Campo de’ Fiori e Piazza Navona
ritrovarsi sedotti e disorientati dalle invenzioni progettuali
dell’Oratorio dei Filippini o dalle inedite geometrie di Sant’Ivo
alla Sapienza. Gli altri luoghi che si riscopriranno
cercando Borromini sono San Pietro, San Giovanni in Laterano e Villa
Adriana.
Quanto, ancora oggi, a secoli di
distanza, questi luoghi rivelano dell'estro e della personalità dei
due architetti?
Dobbiamo immaginare che la Roma che
troviamo nel Seicento è una città che conta poco più di centomila
abitanti. Dovevano risultare ben visibili a chiunque i segni della
epica battaglia tra Borromini e Bernini combattuta a suon di chiese e
campanili. Anche oggi, nonostante i quasi tre milioni di abitanti,
questa enorme partita a scacchi congelata nella mappa di Roma risulta
ancora perfettamente intellegibile, e ciascuno di quei pezzi conserva
intatto il condensato del loro credo artistico.
GLI INTERVENTI DEGLI ESPERTI
Il viaggio visivo è accompagnato
dalla voce e dal pensiero di alcuni dei principali esperti d'arte e
di architettura. Su quali aspetti della pratica di Bernini e di
Borromini si soffermano in particolare le riflessioni dei vari
ospiti?
Giuseppe Bonaccorso ci racconta nel
documentario che Borromini, come accade per i pezzi d’arte più
sofisticati, oggi come allora, ha bisogno di un estimatore. Ad
accompagnarci dunque in questo viaggio non sono semplici
intervistati, sono studiosi che nella loro vita hanno stabilito un
rapporto particolare con questo artista. Solo loro possono darci
davvero accesso all’uomo Francesco Castelli, all’artista
Borromini.
Se Jeffrey Blanchard e Waldemar
Janusczack ci accompagnano nel viaggio fisico nella città alla
scoperta delle sue opere, Daria Borghese e Aindrea Emelife ci aiutano
rispettivamente a collocare Borromini nel contesto politico-artistico
dell’epoca e a misurare oggi l’impatto della sua grande eredità.
Giuseppe Bonaccorso ci lascia accedere agli elementi più tangibili
della sua vita e a quelli più tragici della sua fine. Paolo
Portoghesi, che da studioso e architetto ha consacrato la sua vita
allo studio di Borromini, dà, infine, un accesso profondo e intimo
alla personalità, al credo artistico di Borromini. Per provare a
entrare nella sua mente, a vivere al di là della cronaca, l’eredità
del suo pensiero leggendo le sue opere.