Che cos’è l’architettura, se non un’eterna sfida alla forza di gravità? Un nuovo libro si concentra su questo tema, celebrando il grande progettista tedesco Mies van der Rohe e il suo Padiglione Tedesco, ricostruito 35 anni fa a Barcellona.

Nel trentacinquesimo anniversario della "rinascita" del Padiglione di Barcellona – l’iconico edificio commissionato a Ludwig Mies van der Rohe e alla designer Lilly Reich dal governo tedesco come contributo effimero all’Esposizione Universale organizzata nel 1929 nella città catalana, e ricostruito fedelmente da un gruppo di architetti spagnoli tra il 1983 e il 1986 –, la fondazione intitolata al grande architetto ha pubblicato un libro che riflette sulla questione del “peso” in architettura.  Caratterizzato da linee pure e da una struttura semplice e visivamente leggera che lo rese un emblema dell’architettura moderna, il Padiglione Tedesco risolveva in maniera brillante e innovativa quel nodo progettuale, usando otto colonne cruciformi come unico sostegno della lastra di copertura. Nel 2016, questa soluzione era già stata celebrata con un’installazione che reinterpretava i pilastri, ormai visti come un tratto stilistico e non più soltanto come un elemento strutturale, utilizzando un centinaio di bidoni industriali salvati dalla discarica. UN OMAGGIO A MIES VAN DER ROHE  The Expression of Weight, il volume fotografico firmato da Luis Martínez Santa-María e pubblicato dalla Fondazione Mies van der Rohe, nata proprio con lo scopo di ricreare il celebre padiglione nel capoluogo della Catalogna, prende in esame una serie di progetti architettonici e opere d’arte in cui la forza di gravità viene "sfidata" in maniera particolarmente efficace o sorprendente.  “L’espressione del peso è una questione con molte interconnessioni in architettura”, ha spiegato l’autore. “Le architetture si innalzano con lo scopo principale di sorreggere un carico, ed è proprio l’incontro con quel peso la fase più ardua, molto più del costruire una superficie orizzontale o dell’erigere un muro”.  [Immagine in apertura: Credit Fundació Mies van der Rohe]
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