Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” ospita il progetto dedicato alle installazioni digitali per riflettere sui confini sempre più labili tra arte e tecnologia.

I tempi delle due culture frapposte, quella umanistica e quella scientifico-tecnologica, sembrano ormai essere superati, e non poteva che essere il museo intitolato a Leonardo da Vinci, l'artista-scienziato, a rinsaldare questo connubio. Il programma Digital Aesthetics del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano, a cura dello staff educativo del museo, si occupa infatti di condurre i visitatori alla scoperta di installazioni artistiche ad alto tasso tecnologico. Si potranno così scoprire le ultime frontiere dell'arte contemporanea, dove l'opera d'arte in senso classico scompare e lascia il posto all'esperienza e a sensazioni esteticamente appaganti. Non è certo la prima volta che il museo milanese approfondisce tematiche di arte moderna o contemporanea, come è accaduto recentemente con l'installazione della scultura I sette savi dell'artista (e ingegnere) Fausto Melotti. ARTE E TECNOLOGIA IN DIALOGO A MILANO Seguendo la vocazione didattica e interattiva del museo, le nuove installazioni presenti nel museo permettono esperienze a impronta educativa. Alcune opere sono pensate per favorire uno scambio o un'interazione con altri visitatori, invitati a partecipare direttamente alla performance. Nel programma di Digital Aesthetics sono inoltre previsti momenti di confronto e dialogo con gli artisti e i creativi. Molto affascinanti le installazioni presenti, firmate da personalità del calibro di Tim Murray-Browne insieme al Music Hackspace Ensemble, Neil Mendoza, Machiel Veltkamp e Michael Bromley. Durante il fine settimana del 17 e 18 dicembre l'ultima installazione, La Gabbia, del collettivo pisano auroraMeccanica si unirà alla già ricchissima offerta di opere d'arte multimediali. L’INSTALLAZIONE DI AURORAMECCANICA La Gabbia di auroraMeccanica in particolare colpisce per la profondità del suo messaggio, che prende spunto da una sorta di rivisitazione poetica delle ombre cinesi: quando la gabbia per uccellini sopra il visitatore viene scossa, l'immagine proiettata prende vita e mostra gli uccellini fuggire via dalla prigionia, finalmente liberi. Cave of Sounds di Murray-Browne e del Music Hackspace Ensemble invece è un'installazione interattiva che utilizza i movimenti del corpo delle persone per riprodurre suoni digitali con i quali intessere poi una musica collettiva. L'opera di Neil Mendoza converte le nostre parole in un testo proiettato sul muro, inducendo a riflessioni sulla differenza tra l'espressione analogica tradizionale e quella digitale, nonché sulle responsabilità delle parole scritte nel mondo virtuale. Machiel Veltkamp invece, con Wall of Stools, ci porta all'interno di una installazione che sembra viva e che evolve con il tempo: pare emergere una narrazione latente, nascosta dall'apparente casualità della ripetizione di un semplice algoritmo. [Immagine in apertura: auroraMeccanica, La Gabbia. Courtesy Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, Milano]
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