Femminile e plurale: è la storia del design nella versione proposta dalla mostra d’autunno al Vitra Design Museum di Weil am Rhein. Un focus su 120 anni di creatività al femminile, dalle pioniere dell’architettura d’interni alle star contemporanee, da scoprire a partire dal 23 settembre.

Nel mondo del progetto, le donne non sono certo una rarità: le ragazze rappresentano circa il 50% degli studenti di design, mentre numerose posizioni chiave lungo tutta la filiera creativa sono occupate da personalità femminili, impegnate a lasciare il segno nell’architettura, nell’interior design o nella creazione di mobili e prodotti industriali.OCCHI PUNTATI SULLE DONNE DEL DESIGN  Nei libri di storia della disciplina, invece, la componente femminile è decisamente sotto-rappresentata e designer pur dotate di uno straordinario talento passano spesso in secondo piano rispetto ai loro omologhi maschi. Il nome di Charlotte Perriand, per esempio, è stato a lungo oscurato dall’ingombrante figura di Le Corbusier, con il quale ha lavorato a stretto contatto per un decennio dando vita a progetti di grande valore come la chaise longue basculante LC4 o l’arredamento su misura della Cité Radieuse di Marsiglia. Celebre è anche la diatriba tra la designer irlandese Eileen Gray e lo stesso Le Corbusier sulla paternità della casa E1027 di Roquebrune Cap-Martin, destinata a diventare un’icona dell’architettura modernista.  LA MOSTRA AL VITRA DESIGN MUSEUM  A partire dal 23 settembre, il Vitra Design Museum di Weil am Rhein riaccenderà i riflettori sulle donne e sul loro importantissimo contributo allo sviluppo del design moderno con una mostra dal titolo Here We Are! Donne nel design dal 1900 a oggi. Il percorso espositivo, articolato in quattro sezioni, prenderà le mosse dall’inizio del secolo, con la parabola professionale di Elsie de Wolf, la prima interior designer della storia, e il lavoro delle riformatrici sociali Jane Addams e Louise Brigham, per poi proseguire con le “ragazze del Bauhaus”, anche loro oscurate dai colleghi e riscoperte soltanto di recente.  Negli anni a cavallo della Seconda Guerra Mondiale, al centro della seconda parte della mostra, professioniste come le già citate Gray e Perriand o come la cubana Clara Porset e la francese Jeanne Toussaint otterranno un successo internazionale in settori tradizionalmente considerati appannaggio maschile, non senza dover scendere a compromessi con una società ancora patriarcale. La terza sezione si concentrerà sul periodo compreso tra il 1950 e il 1980, con l’emergere delle rivendicazioni femministe e le creazioni di grandissime progettiste come Cini Boeri, Nanda Vigo o Gae Aulenti, perfettamente a loro agio nel neonato mondo del design italiano, mentre l’ultima si spinge fino al presente, approfondendo i percorsi di designer di fama mondiale come Patricia Urquiola o Matali Crasset e una serie di iniziative contemporanee che rimettono in questione i concetti di autorialità, istruzione e riconoscimento, auspicando una maggiore inclusività del sistema.  [Immagine in apertura: Advertisement for Liisi Beckmann’s Karelia lounge chair, 1969 Courtesy Zanotta SpA – Italy]
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