L’arte della calligrafia araba è stata da poco inserita all’interno della lista Unesco dedicata al patrimonio culturale immateriale del mondo. Sono stati inclusi nell'elenco anche altri quarantadue elementi (tra i quali il tartufo italiano).

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ha recentemente stilato una nuova lista rivolta a quelle ricchezze che compongono il patrimonio culturale immateriale dell’umanità: un elenco formato da ben quarantatré elementi da preservare.  A differenza dei siti di natura fisica, il patrimonio culturale immateriale dell'Unesco fa esplicito riferimento a tutte quelle pratiche – come ad esempio i giochi, le danze popolari e particolari pietanze – preziose per la storia di specifici popoli. Realizzata con lo scopo di mantenere viva la tradizione che caratterizza determinate culture, la lista si arricchisce oggi di un’arte millenaria. Stiamo parlando della calligrafia araba. LA STORIA DELLA CALLIGRAFIA ARABA Concepita originariamente per rendere la scrittura chiara e leggibile, la calligrafia araba è diventata, nel corso del tempo, una vera e propria pratica artistica utilizzata per la produzione di opere tradizionali e moderne. Impiegata per trasmettere armonia e bellezza, l’antica pratica si avvale di tecniche particolari che prevedono l'utilizzo di materiali naturali quali canne e steli di bambù per la fabbricazione degli strumenti di scrittura, o miele, fuliggine e zafferano per l’inchiostro.  Avanzata da una coalizione di ben sedici Paesi di lingua araba (tra i quali l’Egitto, l’Arabia Saudita, la Giordania e la Palestina), la proposta di inserimento della calligrafia islamica all’interno della lista dei patrimoni culturali immateriali è stata accolta di buon grado dall'Unesco, che non ha esitato ad attestarne il profondo valore artistico e spirituale. GLI ALTRI PATRIMONI UNESCO A completare il nuovo elenco di beni immateriali da salvaguardare vi sono anche altri quarantadue elementi ritenuti parte integrante dell’identità culturale di alcune popolazioni: una lista che abbraccia categorie diverse e territori molto lontani fra loro.  Fra questi ricordiamo la festa Durga Puja di Calcutta, l’arte vietnamita della danza Xòe e il Falak, genere musicale folkloristico diffuso tra i popoli che abitano le montagne del Tajikistan. Nella prestigiosa lista non poteva mancare, infine, l’aspetto culinario. Spiccano tra i diversi cibi menzionati dall’Unesco la zuppa joumou (piatto tradizionale haitiano a base di zucca, verdure, carne e pasta) e il prelibato tartufo italiano. [Immagine in apertura: photo by Paradigm Visuals on Unsplash]
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