Ecco com'era la vita degli schiavi a Pompei
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Uno scavo nella villa romana di Civita Giuliana lascia emergere l’arredo di una stanza dedicata agli schiavi: è una testimonianza, catturata dalla lava, della vita degli “ultimi” della società pompeiana.
Una nuova grande scoperta arriva da Pompei, più precisamente dallo scavo della villa romana di Civita Giuliana, avviato nel 2017: torna infatti alla luce una stanza che, al tempo dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., era assegnata agli schiavi. Mobili, tessuti e persino i corpi delle vittime della catastrofe, restituiscono una “immagine” cristallizzata nella lava, risalente a quasi 2mila anni fa, attraverso la quale è possibile ricostruire la quotidianità della servitù pompeiana.LA SCOPERTA NELLA VILLA DI CIVITA GIULIANA A POMPEI
Durante gli scavi sono stati rinvenuti due letti, uno più umile e senza materasso, e l’altro più confortevole, detto “letto a spalliera”: questa differenza lascerebbe intuire una precisa gerarchia all’interno della servitù. Inoltre, sempre da quello che è stato denominato “ambiente A”, provengono due piccoli armadi, anch’essi conservati come calchi grazie all’eruzione, una serie di anfore e vasi di ceramica e diversi attrezzi. A conferma delle tragiche condizioni igieniche in cui versavano gli schiavi, nell’ambiente “C”, invece, sono stati anche rilevati tre piccoli roditori: due topolini in un’anfora e un ratto in una brocca posizionata sotto uno dei letti.LA VITA DEGLI SCHIAVI ROMANI
Il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, ha così commentato la scoperta: "Quello che emerge qui è la struttura sociale della servitù che doveva impedire fughe e forme di resistenza, anche perché mancano tracce di grate, lucchetti e ceppi. Pare che il controllo avveniva principalmente tramite l’organizzazione interna della servitù, e non tramite barriere e vincoli fisici”.
La campagna, in collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, nasce con l’obiettivo di tutelare il patrimonio da un'intensa attività di scavi clandestini: infatti, come sottolineato dal Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, "quanto ricostruito conferma la necessità di proseguire la ricerca scientifica in un luogo che, grazie all’opera della magistratura e dei carabinieri, è stato strappato al saccheggio e al traffico illecito di beni archeologici per raccontare momenti notevoli della vita quotidiana dell’antichità".
[Immagine in apertura: Courtesy Parco Archeologico di Pompei]