Come sarà il Serpentine Pavilion di Diébédo Francis Kéré

22 Febbraio 2017


Dopo l’esperienza dell’archistar danese Bjarke Ingels, al cui progetto sono state associate quattro summer house d’autore, la tradizione del padiglione che nei mesi estivi occupa di giardini di Kensington – a Londra – si rinnova ancora una volta.
Per questa 17esima edizione, infatti, l’incarico – tradizionalmente affidato a grandi nomi della scena architettonica internazionale – è stato assegnato a Diébédo Francis Kéré. Originario di Gando, nel Burkina Faso, dove è nato nel 1965, Kéré è uno dei pochi architetti africani ad aver conquistato rilievo internazionale.

Nel suo Serpentine Pavilion ha scelto di condensare alcune memorie del sua zona d’origine. La struttura sarà infatti dotata di una grande copertura, parzialmente rivestita da elementi in legno, attraverso i quali la luce potrà filtrare all’interno dello spazio. Il riferimento è agli alberi del suo villaggio, sotto la cui accogliente chioma la popolazione locale è solita riunirsi, in piccoli gruppi spontanei, in cerca di refrigerio e di compagnia. Al centro della copertura, sono previsti una grande luce dalla quale il cielo sarà ampiamente visibile e un dispositivo che, in caso di pioggia, permetterà di canalizzare l’acqua.
A definire lateralmente la struttura saranno una serie di setti curvilinei, dipinti di blu, formati da blocchi di legno sfalsati. La loro texture racchiude un ulteriore riferimento al Burkina Faso: prende spunto da alcuni tipici abiti indossati nel Paese africano nei giorni di festa.

Diébédo Francis Kéré incarna la figura del progettista concretamente impegnato a favore della sua terra d’origine e, più in generale, delle aree in via di sviluppo. Ha studiato nella capitale Ouagadougou, allontanandosi presto dalla famiglia e, successivamente, si è specializzato in Europa. Si è laureato alla Facoltà di Architettura Technische Universität di Berlino e nella capitale tedesca ha fondato nel 2005 il suo studio, Kéré Architecture.
Per la sua intensa attività ha ricevuto vari riconoscimenti internazionali, come l’Aga Khan Award for Architecture nel 2004, ottenuto grazie alla tecnologia applicata alla serie di  strutture scolastiche realizzate proprio a Gando. Nel 2010, inoltre, gli è stato conferito il BSI Swiss Architectural Award. Il suo lavoro è stato incluso nella mostra Small Scale, Big Change: New Architectures of Social Engagement (MoMA, New York 2010) e, più di recente, in Sensing Spaces (Royal Academy, Londra, 2014).