La fotografia sperimentale di Mario Cresci in mostra a Bergamo

7 Febbraio 2017

Mario Cresci, Opus Gypsicum, dalla serie In scena, Bergamo 1996 12 stampe, stampa ai sali d’argento cm 38,5 x 48,5 cad.

Attuale e affascinante, la ricerca creativa di Mario Cresci è protagonista della mostra antologica che sta per aprire i battenti alla GAMeC di Bergamo. Dal 10 febbraio al 17 aprile, La fotografia del no omaggerà la poetica del fotografo originario di Chiavari attraverso una serie di scatti realizzati a partire dagli anni Sessanta.

A cura di Maria Cristina Rodeschini e dello stesso Cresci, l’esposizione riunirà i prime esperimenti fotografici sulle geometrie e le indagini antropologiche sulla cultura lucana, senza dimenticare i progetti dedicati alla scrittura fotografica e alle dinamiche percettive, lungo un percorso suddiviso in dodici sezioni non necessariamente cronologiche.

La rassegna metterà in luce le analogie formali e concettuali tra le opere, puntando l’attenzione sull’eterogeneità di tecniche e linguaggi messi in campo da Mario Cresci. Il dialogo fra l’arte, la grafica e la fotografia è alla base della sua produzione e si riflette nelle opere esposte.

In mostra, infatti, ci sarà spazio anche per la rivisitazione di alcune famose installazioni, poste a confronto con lavori più recenti. Non solo fotografia, dunque, ma anche disegno, pratica installativa e video, a riprova di un fare creativo che non conosce limiti e definizioni univoche.

[Immagine in apertura: Mario Cresci, Opus Gypsicum, dalla serie In scena, Bergamo, 1996]