A Salò, l’arte incontra la follia

13 Marzo 2017


Delicato e dibattuto, il tema della follia è spesso avvicinato alla sfera artistica, con cui condivide un terreno pulsionale ed emotivamente denso. Si inscrive in tale contesto la mostra itinerante Museo della Follia. Da Goya a Bacon, allestita fino al 16 novembre nella nuova sede del museo di Salò, reso ancora più internazionale dalle collaborazioni con il Musée d’Orsay e Musée de l’Orangerie.

Curata da Vittorio Sgarbi e realizzata da Cesare Inzerillo, Sara Pallavicini, Giovanni Lettini e Stefano Morelli, la rassegna punta i riflettori su oltre duecento opere – dipinti, fotografie, sculture, oggetti e installazioni multimediali – ispirate alla follia.

Il percorso inizia all’esterno del museo, dove trova spazio un container, L’Intonapensieri, che fa da cornice a nove installazioni interattive dedicate a personalità di spicco come Antonio Ligabue, Franco Basaglia, Alda Merini, Nietzche, Pino Roveredo, ma anche a individui che hanno vissuto l’esperienza del manicomio in prima persona.

L’itinerario espositivo si dipana tra le sale del museo, seguendo la logica dello smarrimento e la suddivisione in sezioni. Lo sguardo si muove dalle opere di grandi maestri internazionali – come Goya, von Stuck, Bacon e Wildt – ai nostrani Lega, Fattori, Fausto Pirandello e Ghizzardi, dal dipinto a olio di Adolf Hitler, presentato in anteprima mondiale, alla video installazione che mette in scena il saggio I pazzi politici di Giordano Bruno Guerri, il quale analizza la relazione tra manicomi e politica nel periodo fascista.