Il cinema è nella sua complessità e interezza, per definizione, un viaggio. Nella fantasia, nello spazio o nel tempo; forse più semplicemente (chissà quanto, però!) dentro se stessi. C’è però un tipo di cinema che, più degli altri, guarda in maniera esplicita al movimento, allo spostamento e allo spaesamento: è quello raccontato a Padova nella prima edizione di Detour, festival dedicato al cinema di viaggio. Cineasti con la valigia a confronto, alla scoperta di nuovi scenari ed inedite visioni.
Dall’Islanda al Cile, passando per Grecia e Messico: undici i registi in concorso, in rappresentanza di altrettanti paesi diversi. Il primo premio va a The Argentinian Lesson del polacco Wojcieck Staròn: uno struggente docu-fiction che racconta lo sradicamento di Janek, 8 anni, costretto a seguire la madre insegnante in un piccolo villaggio rurale dell’Argentina. Un viaggio fisico che diventa percorso di crescita interiore, grazie all’incontro e all’amicizia con la piccola Marcia.
Dalle Ande alle … Alpi. Quelle raccontate dal fotografo tedesco Armin Linke, gratificato della Menzione Speciale per un lavoro che destruttura l’immaginario collettivo e restituisce un rinnovato panorama del paesaggio montano. Chi si aspetta paesaggi incontaminati e i silenzi della natura resterà deluso: Alpi di Linke racconta l’intrusione dell’uomo nell’ambiente, l’aggressività di resort e piste da sci. Un viaggio amaro, che supera anche i confini geografici tradizionali. Scovando la neve a Dubai.
Un cortocircuito è anche quello proposto dal documentario di Sabrina Varani, vincitore del Premio Speciale della Giuria e del Premio del Pubblico. Riding for Jesus ci porta al seguito di Pastor Paulee, motociclista dal passato turbolento che si è redento nel nome di Gesù, fondando una chiesa capace di miscelare alla morale cristiana lo stile di vita proprio dei bikers. Il viaggio di Paulee e dei suoi fedeli è una fuga dalla droga e dall’autodistruzione; ma anche una disperata e ingenua ricerca di ciò che resta del mito americano.