Entra nel vivo la corsa per ottenere lo status di città Capitale Europea della Cultura 2019. Alla candidatura di Venezia, capofila di una rete per il Nordest, sorride Berlino. In laguna per il Salone Europeo della Cultura
Una città sola non basta. Meglio una rete di eccellenze virtuose, un capannello di realtà omogenee per identità e contiguità territoriale; ma forti di una diversità culturale che è simbolo di ricchezza, un coro a più voci capace di intonare una melodia vincente. E allora non è Venezia, non da sola, ad avanzare la propria candidatura a Capitale Europea della Cultura per il 2019, ma è l’intero sistema Nordest. Nel prossimo fine settimana atteso da una prova intrigante.
Quella offerta dal Salone Europeo della Cultura, che sbarca in laguna venerdì 23 novembre: una tre giorni di incontri e dibattiti su alcune tra le sfide più importanti di un comparto che vuole ribadire la propria capacità di generare lavoro e ricchezza. Quasi un milione e mezzo gli occupati a vario titolo nel mondo della cultura, una forza capace di incidere per oltre il 5% sul prodotto interno lordo: numeri su cui riflettere.
E a riflettere saranno, a Venezia, intellettuali ed addetti ai lavori: da Cristiana Collu, fresca di nomina alla guida del MART di Rovereto, realtà museale tra le meglio organizzate in Italia, fino al columnist del Corriere della Sera Gian Antonio Stella. Importante il focus centrato sulla condivisione del “modello-Berlino”: diversi e autorevoli gli ospiti dalla capitale tedesca, eccellenza a livello mondiale quando si tratta di applicare buone pratiche al campo dei beni culturali.
La cultura ai tempi delle smart cities, con l’analisi delle straordinarie potenzialità che le nuove tecnologie riservano ad un settore in costante fase di crescita; ma anche la forza innovatrice del design e i risultati delle ultime campagne di restauri in alcuni tra i punti più rilevanti di Venezia: il Salone si propone di sondare in profondità molteplici aspetti di un panorama complesso. E proprio per questo così affascinante.