Torino e il successo di un Festival … operaio

27 Novembre 2012


Entra nel vivo il Torino Film Festival, nel tentativo di scacciare il più possibile i fantasmi da un’edizione, la trentesima, che verrà forse ricordata come la più vibrante e polemica di sempre. Prima il braccio di ferro con Roma, per una vicinanza di date tra i due festival che sembrava poter offuscare la primogenitura della kermesse piemontese; poi la rinuncia di Ken Loach al Premio Gran Torino, in protesta nei confronti delle condizioni salariali dei dipendenti della Mole Antonelliana.

In attesa dell’assegnazione dei premi, il prossimo sabato 1 dicembre, resta al momento la parziale promozione da parte del pubblico. Perché in questi giorni i cinema, a Torino, scoppiano. Da sei anni in attivo, il Festival registra oggi un aumento, rispetto al 2011, superiore al 12% nel numero di biglietti staccati e abbonamenti sottoscritti. Un successo insperato se si pensa alla crisi di pubblico che il cinema vive ultimamente.

Decine le pellicole proposte, tra quelle in concorso e altre preziose anteprime. Curiosità per un Dustin Hoffman inedito regista in Quartet; ma anche per l’estremo K11  di Jules Stewart, intensa storia ambientata in un carcere di Los Angeles. Ce n’è per tutti i gusti, a Torino: dal nuovo horror firmato da Rob Zombie fino al tragicomico Arthur Newman  interpretato da Colin Firth; passando per il Pavilion  di Tim Sutton, tra i favoriti per la vittoria finale.

Un Festival sui generis quello diretto da Gianni Amelio, che alla patinata magia del red carpet sostituisce una robusta partecipazione di film. Tanti quelli italiani, molti curiosi e spettacolari. Dalla passione di Cristo raccontata in Su Re , ambientata da Giovanni Columbu nella sua Sardegna, fino all’ironico Smettere di fumare fumando : un diario tenero e visionario quello del fumettista Gianni Pacinotti, in arte Gipi. Che esorcizza con un sorriso vizi e debolezze comuni.