Da quasi quarant’anni costituiscono un vero e proprio aperitivo in attesa della Notte degli Oscar. Assegnati a Los Angeles gli Annie Awards, premi riservati al cinema di animazione: un trionfo per “Ralph Spaccatutto”, bocciato Tim Burton
Migliori film, regia e sceneggiatura; migliori musiche e miglior doppiaggio. Dopo un digiuno lungo quasi quindici anni la Disney si rifà con gli interessi: il suo “Ralph Spaccatutto” sbaraglia la concorrenza e si aggiudica cinque Annie Awards, i prestigiosi premi che l’industria cinematografica riserva al mondo dei cartoon. Era dal 1998, dai tempi di “Mulan”, che una produzione firmata dal colosso dell’intrattenimento non riusciva a imporsi a quelli che sono, a tutti gli effetti, gli Oscar dell’animazione.
E alla regina di tutte le statuette, dopo questo successo, il timido e burbero Ralph sembra poter ambire di diritto. Piace ai giurati la vicenda dell’antieroe dei videogiochi che, stanco di passare per cattivo, decide di fuggire al proprio destino e reinventarsi come personaggio positivo: un’emancipazione che, secondo i rumors, potrebbe conquistare anche i membri dell’Academy, consegnando al film una storica doppietta.
Sorprese alla voce cortometraggi. A trionfare è invece il poetico “Paperman”, opera prima che John Kahrs ha diretto sempre per Disney, e con cui si presenterà – a braccetto con “Ralph” – alla Notte degli Oscar. Delusione per “Frankenweenie”: bocciatura senza appello per l’ultima favola noir di Tim Burton, lontano dai fasti di “Nightmare Before Christmas” e de “La sposa cadavere”.
Nascono nel 1972, gli Annie Awards: dopo vent’anni passati nell’oblio come evento ad esclusivo beneficio degli addetti ai lavori, assumono progressivamente importanza, diventando fenomeno mediatico di grande interesse. Animando discussioni e controversie, come quelle che nel 2010 portano la Disney a boicottare il premio: per la casa di produzione sono troppo farraginose e poco trasparenti le operazioni di selezione dei vincitori. Oggi finalmente rinnovate.