Più di cento pellicole per raccontare il fascino della montagna. Dal 26 aprile al 5 maggio va in scena il Trento Film Festival: edizione numero sessantuno per una rassegna che indaga il rapporto tra uomo e natura. E che quest’anno punta sulla Turchia
Natura e avventura a braccetto per l’edizione numero sessantuno del Trento Film Festival, appuntamento che celebra grazie alla magia della settima arte il fascino unico della montagna. Più di cento le pellicole proiettate nella città tridentina dal 26 aprile al 5 maggio, data dell’assegnazione delle prestigiose Genziane d’Oro. Un programma intenso, arricchito da mostre a tema, dibattiti, incontri ed eventi che esaltano il rapporto più genuino tra uomo e ambiente.
Tre le anteprime per l’Italia di altrettante pellicole in concorso su cui si è già accesa la curiosità della critica: si parte con il racconto della vita e le imprese di Reinhold Messner firmato da Andreas Nickel e si arriva al “Pura Vida” del basco Pablo Iraburu, drammatica ricostruzione del salvataggio di Inaki Ochoa, rimasto bloccato sulle vette himalayane dell’Annapurra. Alta tensione anche nel “The Summit” di Nick Ryan, dedicato ad una tra le più immani tragedie della storia recente dell’alpinismo e già vincitore del premio per il miglior montaggio al Sundance Festival.
In cerca di riconferme il regista svizzero Manuel von Stürler, che propone il suo “Hiver nomade” già premiato allo European Film Award come miglior documentario del 2012; tra le pellicole fuori concorso spicca “The hunter” dell’australiano Daniel Nettheim. Protagonista un inedito Willem Dafoe, nei panni di un cacciatore mercenario assoldato per una rischiosa missione nei magnifici ed estremi paesaggi della Tasmania.
La Finlandia nel 2011, la Russia l’anno passato: la bussola punta verso sud, questa volta, per il tradizionale focus che ad ogni edizione pone sotto la lente d’ingrandimento un diverso Paese del mondo. Sono una decina i film che indagano la Turchia, con attenzione particolare alle selvagge zone rurali dell’Anatolia; due le mostre fotografiche che accompagnano il progetto, con gli scatti di Luca Chisté a sondare i lunari paesaggi della Cappadocia e quelli di Stefano Ferracci a restituire un ritratto brillante ed efficace di Istanbul.