Prima Fabrizio Plessi. Poi sarà la volta di Candida Hӧfer e Giuseppe Penone, Ai Weiwei e Bill Viola: le sale cinquecentesche di Palazzo Te, a Mantova, aprono le proprie porte al contemporaneo per un ciclo di installazioni site-specific
La location, non poco impegnativa, è quella della Sala dei Giganti di Palazzo Te a Mantova. Sfida intrigante, per un artista di oggi, quella di misurarsi con la violenza espressiva e la carica degli affreschi di Giulio Romano, tra le pagine più intense della stagione manierista. Una prova che è facile definire titanica, alla quale attendono gli eroi del contemporaneo coinvolti nel progetto Le case degli déi .
Cinque nomi di fama e richiamo internazionale, altrettanti progetti per installazioni site-specific che dialogano con un contesto immaginato e realizzato quasi cinquecento anni fa. Un incontro tra passato e presente che parte sabato 15 giugno con Fabrizio Plessi, il primo a rispondere presente ed elaborare una situazione che si integri con un contesto insieme così difficile e stimolante. La terribile battaglia tra Zeus e i Giganti fissata in affresco da Romano si arricchisce di nuove suggestioni.
Lo spazio è occupato da tavoli ribaltati e incastrati tra loro, quasi la lotta si fosse realmente consumata in quella stessa sala; il piano di ogni tavolo si trasforma in supporto da proiezione su cui scorre un flusso ininterrotto di inquieta acqua nera, spezzata dal tonfo occasionale di quelle stesse pietre che occupano, realmente, il pavimento. Un lavoro che, grazie alla potenza evocativa del suono e del video, amplifica l’empatia e il dramma del ciclo pittorico.
L’installazione di Plessi, in mostra fino al 15 settembre, è accompagnata nelle sale adiacenti da un’agile mostra che inquadra al meglio questo specifico intervento all’interno del percorso dell’artista. E che prelude ai successivi site-specific degli altri artisti invitati, per una programmazione che sonda i più diversi linguaggi: si passa dalle fotografie di Candida Hӧfer ai video di Bill Viola, per arrivare agli interventi di Ai Weiwei e Giuseppe Penone.