La vecchia scuola di Casso, danneggiata dalla tragedia del Vajont, torna a vivere grazie all’arte. Location inedita per la terza edizione di Dolomiti Contemporanee, programma che anima le Alpi orientali con mostre, workshop e residenze d’artista
Un centinaio le aziende e i soggetti pubblici che sostengono il programma, altrettanti gli artisti coinvolti nelle prime due edizioni del progetto. Decine gli spazi risvegliati dal proprio torpore di luoghi dimenticati, abbandonati, spogliati da una crisi antica della propria dignità di ambiti creativi. Torna per il terzo anno consecutivo Dolomiti Contemporanee, ambiziosa piattaforma culturale che riattiva grazie all’arte una delle più suggestive aree dell’arco alpino.
Programma intenso quello che, per tutta l’estate, anima il Cadore e le valli dell’area di confine tra bellunese e Friuli. Tra mostre e performance, workshop e residenze d’artista: a partire dagli eventi ospitati dal Nuovo Spazio Espositivo di Casso, località colpita esattamente mezzo secolo fa dal disastro del Vajont. Un contesto che, dunque, assume grande potenza simbolica: la vecchia scuola elementare del paese, ferita dalla frana del ’63, torna finalmente a vivere.
In quelle che furono aule e corridoi prende posto fino al prossimo 8 settembre “Roccedimenti”, collettiva che mette in dialogo il lavoro di un maestro della pittura dell’Ottocento come Corot con le suggestioni degli artisti contemporanei. Un piccolo paesaggio, sublime prova d’autore dalla limpidezza calligrafica, riflessione su cui costruire una riflessione sui linguaggi e le modalità per leggere e interpretare, oggi, la descrizione dell’elemento naturale.
Tra gli ospiti Francesco Ardini, che imposta la sua ricerca artistica sulla ceramica e Aron Demetz, già alla Biennale di Venezia con le sue stupefacenti sculture lignee; Cosimo Terlizzi, che riannoda i fili che ci legano alla cultura contadina con la struggente video-performance La benedizione degli animali ; e Alessandro Roma, protagonista nel 2011 al Mart di Rovereto di una potente indagine sulla percezione di un paesaggio specchio della più intima esperienza.