Mantova: in mostra il mito di Amore e Psiche

12 Luglio 2013


Si parte dai più straordinari pezzi della statuaria classica, conservati ai Musei Capitolini e al Museo Archeologico di Reggio Calabria. E si arriva alle seduzioni che l’antico ha esercitato nei confronti di maestri come Auguste Rodin e Salvador Dalì. Nasce attorno alla leggendaria passione tra Amore e Psiche la mostra che fino al 10 novembre porta a Mantova una ricca riflessione iconografica sulla mitologia. Così come è stata letta e interpretata nei secoli.

Due le sedi espositive: da un lato Palazzo Te, meraviglioso negli affreschi cinquecenteschi di Giulio Romano, dall’altro Palazzo San Sebastiano. Decine le opere orchestrate in un allestimento che segue il filo della suggestione, dando volti sublimi alle divinità del pantheon greco e romano; quasi un trattato di estetica, che svela l’evoluzione della percezione del bello e la sua declinazione attraverso l’arte figurativa.

Si passa dunque dalle forme generose della Venere rinascimentale di Palma il Vecchio allo struggimento romantico dei marmi di Giovanni Cappelli, dalle articolate luminosità di Tiepolo e Tintoretto ai meravigliosi equilibri indovinati da Antonio Canova. Intrigante l’excursus legato ai nomi del Novecento e della più stretta contemporaneità: ecco le forme stentoree di Tamara de Lempicka, ma anche le divagazioni di Jannis Kounellis, Piero Gilardi e Alighiero Boetti.

Serrato il dialogo tra il percorso espositivo e la location di Palazzo Te, con le opere inserite anche nella spettacolare Camera di Amore e Psiche, capolavoro assoluto della pittura parietale del XVI secolo. Il confronto si rinnova nell’installazione site-specific di Alfredo Pirri, che ricopre il pavimento di uno degli ambienti con uno stuolo di specchi, infranti in più punti fino a creare una trama di grande armonia. Con il mito dei due amanti divini a confondersi mirabilmente con quello di Narciso…