Marina Abramovic e le altre: ad Arezzo la Biennale è donna

16 Luglio 2013


Prendono possesso di venti diverse location, gentile invasione di bellezza che anima grazie alla forza del contemporaneo uno tra i centri storici più spettacolari d’Italia. Provocando, scioccando e intrigando. Sono le artiste invitate alla prima edizione di Icastica, biennale d’arte che fino al 1 settembre ha luogo ad Arezzo: un evento che richiama nella città toscana nomi di punta della scena internazionale.

Un percorso espositivo a cielo aperto, un anello di quattro chilometri a cucire tra loro i diversi spazi. Un lungo cammino che affianca opere di denuncia a lavori più riflessivi e introspettivi, eleggendo la sensibilità femminile a filtro privilegiato per una profonda e più veritiera rappresentazione della realtà. Quella che emerge, ad esempio, nelle immagini di Shirin Neshat; o che viene sublimata nelle poetiche composizioni di Kiki Smith.

Struggente la performance dell’indiana Monali Meher, che sporca la sala teatro della sua performance con coloranti alimentari, inscenando poi una meticolosa azione di pulizia. Ha luogo la parodia di un rito di purificazione, che non è difficile vivere come esempio della volontà di espiazione da parte di una società colpevole. Necessità di purezza anche nel lavoro di Anastasia Ax, che ricopre oggetti e interi ambienti con candidi frammenti di carta. Quasi un sudario nel quale avvolgere il presente.

Da Marina Abramovic a Kaarina Kaikkonen: diverse le artistar in mostra ad Arezzo. Fuori dagli schemi, come suo solito, Yoko Ono: la chiesa sconsacrata di Sant’Ignazio ospita la sua Ex It , installazione dall’altissima valenza simbolica e dalla violenta carica emotiva. Uno schiaffo alla morale comune quelle cinquanta bare disposte pietosamente, memento mori  dall’efficace impatto monumentale.