Con la complicità del Guggenheim firma ds quasi vent’anni uno tra i premi d’arte più importanti al mondo. Oggi raddoppia, con un nuovo contest riservato ad artisti dell’Estremo Oriente: nasce l’Hugo Boss Asia Art Award
Moda e arte contemporanea sfilano sempre più a braccetto, marciando di pari passo sulla medesima passerella: trovando nella formula del premio, quale sia la sua tipologia o natura, l’ambito più congeniale nel quale sedimentare il proprio rapporto. A rinnovare il proprio impegno nel settore è Hugo Boss, brand controllato dal Valentino Fashion Group, già titolare dal 1996 di uno tra i più prestigiosi premi internazionali d’arte. Coordinato dal Guggenheim.
È prevista per la metà di settembre la nomina del vincitore dell’Hugo Boss Asia Art Award , contest biennale lanciato in tandem con il Rockbund Art Museum di Shanghai, e destinato a sondare in via esclusiva il panorama dell’Estremo Oriente. A partire dal valore del primo premio, espresso in yuan – 300mila per la precisione, siamo attorno ai 40mila euro; passando per la location della mostra, chiaramente Shanghai e arrivando alla provenienza degli artisti in gara.
Il cerchio si è stretto per questa prima edizione a Cina, Macao, Hong Kong e Taiwan: sette i nomi a contendersi la posta in palio. Spuntano facce da Biennale: ecco gli ambienti di Lee Kit, scelto quest’anno per il Padiglione di Hong Kong; ed ecco Li Wei, reduce da una delle sue spettacolari performance aeree, che lo ha visto svolazzare appeso a un cavo d’acciaio sulle acque che bagnano l’Isola di San Giorgio.
In lizza anche le articolate performance dei giovani Hu Xiangqian e Li Liao, i video di Hsu Chia Wei e gli archivi di immagini raccolti da Kwan Sheung Chi, per chiudere con gli enigmatici lavori di Birdhead. La giuria annovera curatori, critici e direttori di musei di area, ma anche nomi autorevoli del panorama internazionale: come il direttore programmi della Serpentine Gallery Joche Volz e la responsabile della sezione di arte orientale del Guggenheim Alexandra Munroe.