Opera: l’Italia esporta cultura in Oriente

23 Settembre 2013


Sono simboli di eccellenza assoluta, icone che rappresentano al meglio la nostra cultura nazionale. Anche all’estero. Tournée dai sapori orientali per i teatri di tradizione più importanti del Paese: il Regio di Torino e la Scala di Milano, naturalmente; infine il San Carlo di Napoli, sede della scuola di danza più antica d’Italia, fresca di duecentesimo compleanno. Due realtà che esportano musica nell’inedita cornice del Golfo Persico e in estremo oriente.

Obiettivo Oman per il San Carlo, che sbarca nel sultanato portando con sé Il barbiere di Siviglia  di Gioacchino Rossini, mai eseguito prima in quel Paese: la bacchetta è quella del tedesco Sebastian Lang-Lessing, la regia di Mariano Bauduin riprende lo storico allestimento impreziosito dalle scenografie di Emanuele Luzzati. Un evento che prelude ad un’altra trasferta: il 25 e 26 settembre lo stabile partenopeo porta a San Pietroburgo i Carmina Burana  coreografati da Shen Wei.

Il barbiere  è anche tra i titoli che la Scala ha scelto di inserire nel suo viaggio verso est: sono gli allievi dell’Accademia, diretti da Pietro Mianiti per la regia di Damiano Michieletto, a portare le melodie rossiniane al Teatro dell’Opera di Kaliningrad. Un’esperienza che cade in contemporanea alla messa in scena, a Tokyo, di altre produzioni scaligere: ancora lirica, con il Falstaff  e il Rigoletto , quest’ultimo titolo al centro di un progetto sperimentale di grande ambizione.

Tecniche di registrazione avveniristiche quelle applicate per garantire la messa in onda della replica nelle zone colpite dalla tragedia di Fukushima, forte segno di solidarietà. Dieci minuti di applausi, al Teatro Bunka Kaikan, per il concerto sinfonico diretto da Daniel Harding; sullo stesso palcoscenico che a fine novembre vedrà impegnati gli orchestrali del Regio di Torino con quattro diversi titoli. Tra cui la Tosca  di Puccini e il Requiem  di Verdi.